Parigi da vedere? La prima volta che andai a Parigi ero con mio padre, avevo sei anni, era agosto.
Partimmo in treno per andare a vedere una delle città più amate dai miei genitori. Ricordo i giorni trascorsi a Disneyland Paris ma, ripensandoci, tutto è nato lì. Parigi è una città particolare, non è come tutti gli altri posti, è come se dalla prima volta che la visiti inizi un discorso che rimane aperto anche quando te ne vai; un lungo dialogo con una persona con cui adori parlare ma che hai la possibilità di vedere solo quando vai a trovarla, perché abita lontano. Ritornai nuovamente nella capitale francese pochi anni dopo, durante le scuole medie, ma la visita che più ha influenzato i miei sentimenti per questa città è stata quella insieme a mia madre, quando, ancora non ventenne, trascorsi una settimana passata a camminare in lungo e largo che non bastò per visitare neanche metà città, ma è stata sufficiente per far sì che ricevessi e inglobassi in me tutto l’amore che mia madre prova per questa città.
Ricordo come se fosse ieri la prima volta che vidi la classica Parigi da vedere: Place de Vosges, il Giardino delle Tuileries, i Giardini di Lussemburgo… e ancora Le Marais, Notrè Dame, la Basilica del Sacrè-Coeur, les Invalides, la Torre Eiffel!
Quello che più mi colpì di Parigi, e che continua a colpirmi tutt’ora, è l’enorme attenzione e amore con cui vengono realizzate tutte le esposizioni artistiche. Le emozioni provate all’interno dell’Orangerie, del Museo d’Orsay, del Museo del Louvre o di quello di Picasso sono scolpite dentro di me. Ritrovarsi a tu per tu con opere del calibro di Van Gogh, Monet, Manet, Renoir e Picasso ha suscitato in me un sentimento così forte che se chiudo gli occhi posso continuare a sentirne il retrogusto di quelle emozioni anche a distanza di quasi 10 anni. E fa male pensare che noi, in Italia, non riusciamo a promuovere un’attenzione all’arte e un’educazione alla cultura che riesca a smuovere gli animi come in Francia. Ogni giorno migliaia di visitatori stranieri entrano nei musei parigini, ma se si fa la fila insieme a loro si scopre che tantissimi abitanti del posto frequentano assiduamente le nuove mostre o le nuove esposizioni, perché da noi non è così?
Il mio rapporto con questa città si è ancora più evoluto nel corso del passare del tempo quando un mio carissimo amico, Samuele, ha deciso di trasferirsi qui una volta finita l’università a Pisa. Per me si è aperto un mondo: avere un appoggio a Parigi è qualcosa che “sconsiglio” a chiunque perché c’è il forte rischio di non riuscire più a tornare in Italia!
In questi 6 anni, ho avuto la fortuna di andare a trovarlo almeno una volta l’anno, scoprendo nuovi angoli della città ma soprattutto nuovi modi di interpretarla. Perché Parigi, a seconda di come la guardi, cambia.
È così piena di attrazioni, così viva, così spumeggiante che riesce a soddisfare qualsiasi tipo di curiosità. Negli anni ho cercato di scoprire nuove cose, provando a fare vacanze tematiche concentrandomi ad esempio solo sui parchi; o cercando di trovare buoni locali dove bere e mangiare; o ancora dedicandomi alla visita dei mercatini di Parigi.
Non è la prima volta che ne parlo, e probabilmente non sarà l’ultima.
L’anno scorso vi ho dato appuntamento a Belleville, dove si sta tentando di esprimere la varietà etnica che vive questo quartiere attraverso la street-art. A febbraio sono tornato a Parigi per l’anniversario con Sam, la mia metà, e non siamo stati fortunatissimi: siamo andati a passeggiare sul Canal Saint-Martin ma lo abbiamo trovato sprovvisto di acqua per i lavori sul letto; volevamo fare la passeggiata sul Coulée verte René-Dumont vicino a Piazza della Bastiglia ma la fortuna non ci ha assistito e, probabilmente a causa delle forti piogge, l’abbiamo trovata chiusa entrambi i giorni che abbiamo provato a passare. Stessa sorte quando siamo andati a vedere Place de Vosges.
Ma questa città è così piena di cose da vedere che eventi come questi non ti scoraggiano anzi, ti danno la possibilità di prendere in considerazione posti che probabilmente non avresti scelto: ci siamo infatti ritrovati a Porte de Clignancourt dove, da una vecchia stazione della Petite Ceinteure, è stata ricavata “La Recyclerie”, uno spazio gestito da giovani parigini che ha al suo interno un caffè, un ristorante, un atelier del riciclo, un mercatino di vinili, e una sorta di fattoria sociale ai lati del binario che ospita galli, galline, caprette e delle super verdure fresche nell’orto!
Questo è un post scritto tutto d’un fiato, senza prendere respiro.
Più che un elenco di classici sulla Parigi da vedere, è un insieme di riflessioni e ricordi personali sulla città che mi ha segnato. È una lunga riflessione su come Parigi possa aiutare le persone a conoscersi, riscoprirsi. Questa città ha smosso in me dei sentimenti che neanche pensavo di avere, mi ha aiutato a vedere le cose da diversi punti di vista, mi ha aiutato ad essere critico su ciò che adoravo e ad assaporare cose che teoricamente disgustavo (e qui Sam si piega in due dal ridere).
Non ci si può limitare alla Parigi da vedere, si deve toccare con mano la Parigi da amare. Io amo Parigi. E non credo di essere l’unico.
Post e foto di Alessandro Marazia
3 Comments
Ciao, è un post bellissimo
bellissimo post!!..Parigi è sempre magica
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Se è stato scritto “tutto d’un fiato” meglio farlo più spesso, è venuto benissimo!