Siamo arrivati in questa località, famosa per la presenza di un Parco Nazionale, nel primo pomeriggio. Qui sarebbe stato difficile trovare una connessione internet, ma almeno avremmo potuto rilassarci e scrivere un po’ di post sul nostro inseparabile taccuino… O così pensavamo! Il Raj Palace, in cui abbiamo soggiornato due notti, si presenta davvero bene. Ha un ampio giardino pieno di alberi, una piscina e tutte le stanze al piano terra hanno uno spazio riservato dove poter sedere e magari gustare un thè, parlare o rilassarsi.
Decidiamo di fare subito un tuffo, nonostante l’acqua non sia limpida, per poi goderci gli ultimi raggi di sole sulla sdraio. Non c’è niente in programma per oggi, solo relax. Pochi minuti dopo dall’edificio adiacente arriva musica da discoteca a tutto volume. Ci guardiamo e già capiamo che questi due giorni non saranno rilassanti come ci aspettavamo. Sul calar del sole decidiamo di andare a fare un giro per scoprire cosa stanno organizzando dall’altra parte del muro di cinta del Raj Palace e magari prendere una birra e delle patatine per fare un piccolo aperitivo. Scopriamo che accanto a noi, il giorno seguente, si svolgerà una festa di matrimonio. Ora sono solo le prove audio mentre vengono montati archi, palchi e luci. Due ragazzini ci invitano alla festa, cerco di chiedergli se sono parenti degli sposi, ma non ci capiamo e loro continuano a ripetere che dobbiamo portare un regalo (a chi? A loro o agli sposi?). Ci svincoliamo dicendo che forse torneremo il giorno dopo: “maybe tomorrow” sembra sempre funzionare in questi casi. Andiamo nel negozio che vende bibite e chiediamo una birra da 66cl (200 rupie/3 euro), due pacchetti di patatine (60 rupie/meno di 1 euro), e una bottiglia d’acqua da 2 litri (25 rupie/40 centesimi). Mentre facciamo l’aperitivo davanti alla nostra stanza la musica continua a volume altissimo. Nel frattempo si sono fatte le sette e qualcuno inizia già a sedersi ai tavoli del ristorante mentre il classico gruppetto di musica e danza indiana si posiziona al centro del giardino, cercando di suonare, ma è ovviamente impossibile. Poco più tardi la musica da discoteca dei nostri vicini s’interrompe e il gruppo nel nostro ristorante può iniziare lo show. Qui abbiamo mangiato abbastanza bene, ci è piaciuto sopratutto il pollo tandoori, che di tandoori però aveva poco. Era praticamente un semplice pollo cotto nel forno a legna. Il riso semplice invece è stato deludente: freddo e insapore (mentre solitamente il basmati è profumato). Dopo cena c’è stato un momento di quiete, il gruppo di musica etnica è andato via e si sentono solo i pipistrelli (che in India fanno comunque un baccano infernale). L’illusione dura poco, in lontananza riparte altra musica moderna, stavolta da una specie di piano bar.
La mattina successiva la sveglia è alle 6 perché alle 7 dobbiamo farci trovare pronti nella hall per andare a fare il Tiger Safari. Qui iniziano i problemi. È necessaria una premessa: al momento della prenotazione di questo itinerario con la Delhi Tours, ci era stato detto da Raj (l’operatore dell’agenzia) che buona parte della differenza tra il low budget e il medium budget lo faceva il tipo di veicolo utilizzato nel Tiger safari. Il primo prevedeva un bus da circa 20 persone e il secondo una jeep che poteva ospitare un massimo di 6 persone. Per questo e per altri motivi avevamo finito per scegliere il medium budget.
Rimaniamo seduti ad aspettare fino alle 7.20, quando un uomo arriva con una lista di nomi e chiede il nostro mostrandoci il foglio. Il nostro nome non c’è, ma la lista è lunga quindi intuisco che si tratta di quella del bus e dico al signore della lista e a quello della reception, che stanno già confabulando qualcosa, che noi stiamo aspettando una jeep per il safari e non un bus! Il receptionist mi chiede, un po’ bruscamente, di mettermi a sedere e poi fa una chiamata. Dopo pochi secondi ci dice, facendo finta che non ci sia stato nessun intoppo, che il nostro mezzo è arrivato. Il mezzo, un bus da venti persone, era già pieno, era arrivato da più di dieci minuti e stava suonando da almeno cinque come a dire di sbrigarsi. Il guidatore ed altri dello staff si dicono qualcosa, l’impressione è che si stiano dicendo che non c’è posto, ma di trovare il modo di arrangiarsi e ci mostrano un posto in fondo e uno accanto al guidatore che sarebbe stato quello per la guida turistica. Un po’ innervosita dico al signore della lista che noi avevamo prenotato (quindi pagato) per una jeep e di conseguenza non voglio salire su un bus su cui nemmeno ci sono due posti regolari. La sua risposta? “No english”, qui purtroppo l’incomprensione è una costante e nemmeno negli alberghi è facile comunicare in inglese con i camerieri. Chiedo allora di parlare con qualcuno che sappia l’inglese, il nervosismo aumenta. Un ragazzo sul bus, una guida, aveva sentito, capito e condiviso il mio punto di vista e aveva detto qualcosa in hindi a quello che teneva la lista. Da lì sono passati almeno cinque minuti di inutili tentativi di “risolvere” la situazione, minuti in cui fermavano un po’ tutte le jeep o altri bus che passavano chiedendo non so cosa. Non ottenendo niente allora hanno cercato di spostare, in modo insensato, alcuni dei turisti indiani presenti sul bus, io ho provato a sostenere più volte che il modo di risolvere la situazione non era disturbare altri passeggeri, che tra l’altro stavano già subendo un’attesa infinita per colpa di questo disguido. Siamo pure scesi dicendo che il bus poteva anche partire, che non c’era motivo di far aspettare tutti, visto che noi aspettavamo un altro mezzo. Ovviamente siamo stati completamente ignorati. Alla fine di tutta questa scenetta un signore si è messo nel posto accanto al guidatore e la situazione è rimasta immutata, ovvero rimaneva libero il posto in fondo e uno in prima fila, ma ovviamente per loro questo era risolvere la situazione. Decidiamo di rimandare le lamentele a dopo, così da non procurare ulteriori inutili disagi agli altri turisti.
Il Parco Nazionale Ranthambore, a 180 chilometri a sud-est di Jaipur, è inserito nel Progetto Tigre e si estende sui monti Aravalli e Vindhya per 399 chilometri. Al suo interno si trova anche il Forte di Ranthambore, situato davanti all’entrata della zona riservata alle escursioni.
Ci fermiamo veramente poco davanti al forte, non ci fanno neanche scendere ed è un peccato perché è pieno di scimmie con i piccoli. Accanto a noi c’è un altro bus con una quindicina di fotografi presumibilmente professionali a giudicare dalla loro attrezzatura decisamente non alla portata di tutti, foderata con tessuto mimetico. Per un momento penso che abbiamo buone probabilità di vedere le tigri, perché dubito che con quella attrezzatura fotografica si accetti facilmente di tornare a casa a mani vuote. Appena passato l’arco di ingresso della riserva ci fermiamo perché le guide hanno individuato una, solo una, impronta di tigre, perfettamente disegnata nella sabbia. Ci dicono che questo è un buon segno perché dimostra che la tigre è passata da poco su quella strada, quindi potrebbe essere nelle vicinanze. Una sola impronta, definita e intatta dovrebbe costituire la prova che di lì sia passata una tigre? La perplessità è visibile sul volto di tutti i passeggeri.
Il sentiero è accidentato, attraversiamo anche dei guadi, ma gli unici animali che vediamo in lontananza sono cervi, pavoni e scimmie. La guida ci dice che non ci fermiamo per fare le foto perché dobbiamo arrivare il prima possibile alla pozza d’acqua dove è più probabile avvistare delle tigri. La guida, il suo aiutante e l’autista scrutano la fitta boscaglia. Ogni tanto il bus si ferma per pochi minuti e allora ogni passeggero inizia ad osservare intensamente il bosco, ma niente tigri. Arriviamo ad un edificio con delle toilet dove ci vengono concessi dieci minuti di pausa. All’albergo ci avevano detto che saremmo rientrati per le 10-10.30, essendo già le 9 era evidente che quello era il punto di inversione per tornare indietro. Arrivando lì avevamo incrociato altri bus, ma nessuno sembrava avere l’espressione di chi avevo visto una tigre. Almeno qui ci sono un po’ di uccelli, attirati dalla possibilità di beccare qualche rimasuglio delle merende dei turisti, che si scatenano scattando foto agli unici animali presenti. Ovviamente nemmeno io mi perdo l’occasione di tornare a casa con un trofeo fotografico, anche se di modesta entità.
Ripartiamo e durante la strada del ritorno, la stessa dell’andata, si ripetono le stesse scene. Ad attimi di forte convinzione si susseguono a momenti di profonda delusione. In questo tratto però ho interagito con la ragazza seduta accanto a me, un’australiana venuta in India con un’associazione cattolica. Dopo qualche giorno dedicato alla visita di posti di interesse culturale e naturalistico deve raggiungere un piccolo paese dove una missione cattolica australiana sta svolgendo del volontariato in collaborazione con una chiesa locale. Entrambe siamo rimaste deluse dal safari. Almeno sulla strada del ritorno però riusciamo a vedere diversi cervi da vicino, e sopratutto una antilope azzurra. Lasciamo il Parco con l’amarezza di non aver avvistato nemmeno mezza tigre da lontano.
Tornando in albergo cerchiamo di risolvere la situazione. Avvertiamo Rahul (il nostro autista) del problema che si era creato con il Tiger Safari. Chiamiamo insieme Raj, il responsabile che ci ha prenotato il tour, chiedendogli di fare in modo che venga previsto un rimborso di qualche genere. Solitamente Alessandro ed io siamo restii a lamentele, pur nella completa ragione, ma questo paese ci ha spronati, se non obbligati a non cedere mai il passo a chi cerca di passarla franca, perché è palese che gli errori non vengono commessi in buona fede. Dopo qualche chiamata ci viene detto che possiamo fare un secondo safari che parte poco dopo le 12. Se non abbiamo visto le tigri nel primo mattino figuriamoci nelle ore più calde! Quindi chiediamo esplicitamente di poter barattare il safari con una cena, forse in termini di valore monetario non conveniva, ma la preferivamo. Questa nostra offerta è stata accettata e noi siamo stati felici di non aver mollato la presa. Il pomeriggio l’abbiamo passato rilassandoci e scrivendo, la sera invece abbiamo dovuto fare i conti con l’assordante musica della festa di matrimonio che si svolgeva nell’hotel accanto. Il giorno successivo ci aspettava Agra e il Taj Mahal!
11 Comments
Forse non avete capito che è difficilissimo vedere le tigri, quindi non sono loro che vi hanno imbrogliato, ma voi disinformati e in malafede
Guido, sappiamo benissimo che non è facile avvistare le tigri, ma ti assicuro che quella impronta a 50 metri dall’ingresso era falsissima. Ovviamente lascia un po’ di delusione non poter vedere degli animali, ma il problema della giornata non è stato certamente quello.
Kinzica.
troppo assurdi, sfacciati e illogici….ma ti rendi conto? Se non accetti la cultura dell’altra gente, perché non te resti in Italia, viene da chiedersi, mi sembrate davvero offensivi
Quale cultura? Siamo stati in India 3 mesi, abbiamo visitato una parte del nord-est e una parte del sud-est. E crediamo che una cultura non la conosci veramente fino a che non la vivi sulla tua pelle, e anche se fosse si può sempre cambiare idea, ecco perché ci piace viaggiare… perché niente è scontato.
Detto questo, abbiamo ricevuto una sonora fregatura (come avrai letto) ma le fregature si prendono in Italia, come in India e Australia. La cultura locale è altra roba.
Kinzica.
[…] Ranthambore e Tiger Safari (Rajasthan) […]
…..e brava kikka…..ogni tanto bisogna pur farci intendere?!anche se lì mi pare veramente arduo!!!???baciiiiiiiiiiii
;D si difficile più che altro nel Nord! Ci sono altre tre tappe e poi vi racconteremo come stanno andando le cose nel Sud (ma posso già dirvi che vanno moolto meglio)! Baci a tutti
hihi leggo il post e vi ci vedo troppo!!!
Ire qui mi sono messa a discutere un sacco di volte e da una parte è divertente perché sono davvero troppo assurdi, sfacciati e illogici. A volte Ale mi ha anche detto di non esagerare. L’unica cosa positiva è che difficilmente sei in pericolo o ti senti in pericolo e questa è una cosa meravigliosa!
La dura vita dei travelbloggers in un paese sicuramente interessante ma anche abbastanza complicato e qualche volta deludente!
Si, specialmente al Nord! Questa cosa però dopo un pò è quasi positiva perché ti obbliga a non cedere quello che ti spetta! Smuove un po’ insomma :)