Sole, cielo terso ed una piacevole brezza settembrina che sfiora la pelle: sono gli ingredienti perfetti per un weekend in Liguria, regione che abbraccia il mare per tutta la sua estensione. Questa volta però non vi raccontiamo né dei colorati scorci delle Cinque Terre, né delle insenature della Riviera dei Fiori, questa volta vi raccontiamo invece di una Liguria diversa, meno conosciuta, nascosta tra le montagne che si ergono rapide dietro al Golfo del Tigullio: qui si trova il Parco dell’Aveto, e le Valli dell’Aveto, Graveglia e Sturla, territori che custodiscono veri e propri tesori a livello naturalistico e culturale, per non parlare delle prelibatezze gastronomiche.
Martina Migliazzi, Claudia Fiori ed Evelina Isola del “Consorzio ospitalità diffusa – Una montagna di accoglienza nel Parco” ci hanno accompagnato per tutto il blog tour targato #enjoyParcoAveto, ed ancor prima di cominciare ci hanno chiarito ogni dubbio dal punto di vista fonetico: si pronuncia Àveto.
Sport e relax immersi nella natura dell’Aveto
È sufficiente una mezz’oretta in auto da Chiavari in direzione Borzonasca per lasciarsi alle spalle i rumori ed il traffico della città e ritrovarsi completamente immersi nel verde, tra il soffio del vento nei boschi di castagni ed il rilassante scorrere dell’acqua dei ruscelli della Valle Sturla. Ed è in questo contesto che sorge il Centro Anidra, in località Casali di Stiviberi: non un semplice agriturismo, ma un luogo dove si può soggiornare in ambienti completamente eco sostenibili, con rivestimenti in legno locale e arredamenti in stile Feng Shui, e contemporaneamente avvicinarsi a discipline orientali come Yoga e Tai Ji Quan, a percorsi olistici e di meditazione, per scoprire tutte le potenzialità nascoste del corpo e della mente.
Roberta Repetto, operatrice del centro, ci ha accompagnato in una passeggiata nell’orto medievale, un vero e proprio percorso sensoriale attraverso i colori ed i profumi delle piante officinali, delle erbe farmaceutiche, dei legumi ed degli ortaggi, arricchito da fiori e dallo scorrere dell’acqua proveniente da una fontana centrale, concepito dai monaci in epoca medievale non solo come luogo di lavoro, ma anche di ritrovo e di preghiera.
Dalla Valle Sturla saliamo verso il confine con l’Emilia fino a Santo Stefano d’Aveto, dove l’albergo San Lorenzo ci ha ospitato per la notte. Qui niente ci fa pensare al mare delle coste liguri, distante solo qualche decina di chilometri: Santo Stefano d’Aveto è infatti una vera e propria località appenninica, lo ricordano molto bene sia i tetti spioventi delle case, che il brusco calo di temperatura (siamo a oltre 1000 m s.l.m.). Durante la stagione invernale la località è una base ideale per gli amanti dello sci nordico e dello sci di fondo, data la vicinanza con gli impianti di risalita del Monte Bue. Con lo scioglimento della neve e l’arrivo della stagione estiva, invece, le piste da sci lasciano gradualmente spazio a quelle da Downhill, ed i riders più estremi si ritrovano a girare con le loro mountain bike nel Bike Park.
Per quelli che ad una forte scarica di adrenalina preferiscono invece una tranquilla escursione in bici, magari con l’aggiunta di una sosta pranzo a base di prodotti tipici, ci si può spostare verso il sentiero ad anello che corre attorno al Monte Penna: qui si incontrano il rifugio Faggio dei Tre Comuni (aperto tutti i giorni da Giugno ad Ottobre) ed il Rifugio Monte Penna, di cui ricorderemo a lungo le tagliatelle fatte in casa al sugo di funghi.
Oltre allo sci ed alla mountain bike, questa zona offre la possibilità di praticare molte altre attività, come sleddog (slitte trainate dai cani di razza Husky), torrentismo, ricerca di funghi e trekking. A tal proposito, dalle montagne del Parco dell’Aveto passa uno dei percorsi di trekking italiani più suggestivi: l’Alta via dei Monti Liguri, percorso che attraversa tutto l’arco appenninico ligure, da Ventimiglia fino a Ceparana, località montana posta sopra al Golfo dei Poeti. Molti sono i rifugi che offrono ospitalità per i trekkers di passaggio, noi per l’ultima notte abbiamo soggiornato nel Rifugio “Antonio Devoto” in prossimità del Passo del Bocco, sempre al confine tra Liguria ed Emilia.
Dalle foreste del Monte Penna siamo poi passati a quelle che circondano il Lago delle Lame, un piccolo specchio d’acqua di origine glaciale, di color smeraldo intenso. Da qui abbiamo proseguito verso un altro lago, quello di Giacopiane, alla scoperta dei cavalli selvaggi.
I cavalli selvaggi nel Parco dell’Aveto
Uno dei momenti più suggestivi della nostro tour è stato sicuramente rappresentato dall’incontro con i cavalli selvaggi dell’Aveto, che in quest’area vivono liberi e senza nessuna costrizione da parte dell’uomo, unico caso in tutta Italia, e uno dei pochi in Europa.
La mandria, composta da circa una quarantina di cavalli, vive allo stato brado da una quindicina di anni, da quando il proprietario è deceduto senza eredi. Da quel momento in poi, i cavalli si sono adattati a vivere in totale libertà e sinergia in un ambiente a loro favorevole.
Evelina, naturalista e guida ambientale, ci ha guidati in un breve ma avventuroso trekking verso il lago di Giacopiane, parlandoci dello sviluppo della popolazione equina avetana e del comportamento dei cavalli, che nell’ultimo decennio, non hanno mai avuto alcuna relazione con l’uomo.
Non mi era mai capitato di pensare al cavallo come ad un animale che può vivere in natura autonomamente, senza per forza essere assoggettato alle esigenze umane. Questa particolare situazione è anomala anche per la legislazione italiana, che non riconosce il cavallo come animale selvatico: per questo Evelina, si batte affinché i cavalli nel Parco dell’Aveto diventino un patrimonio naturalistico, attraverso il progetto “Wild horse watching – I cavalli selvaggi dell’Aveto”.
Per chi volesse dare una mano, su Change.org potete sottoscrivere la petizione per sostenere la candidatura dei Cavalli dell’Aveto a patrimonio naturalistico collettivo, aiutando così l’associazione a tutelare la popolazione dei cavalli selvaggi.
Cultura e tradizioni
L’ultimo giorno lo abbiamo passato in compagnia del Prof. Duilio Citi, esperto di storia ed architettura dell’Università di Genova, che ci ha guidato alla scoperta dei luoghi di culto della Valle Sturla, partendo dall’Abbazia di Sant’Andrea di Borzone, antica chiesa con chiostro adiacente, costruita in un luogo intimo, quasi nascosta tra le montagne che segnano la valle sottostante.
Dall’Abbazia di Borzone, ci siamo poi diretti verso Zolezzi, sulla tortuosa strada che conduce all’imponente “volto megalitico di Cristo”, una enorme scultura rupestre di circa 8 metri di altezza per 4 di larghezza. Il volto megalitico è stato scoperto per caso nel 1965, durante alcuni lavori di riqualificazione della strada, e la sua origine è tutt’ora avvolta da mistero. Il Prof. Citi, dopo studi e ricerche tutt’ora in corso, ha ribattezzato il volto come “Sindone di pietra”, data la straordinaria somiglianza con l’effigie impressa sulla tela che avvolse il corpo di Cristo.
Per la tappa finale del nostro weekend ci siamo spostati in Val Graveglia, e più precisamente a Cassagna, grazioso paesino interamente costruito in pietra medievale, dove il geologo Emery Vajda ci ha parlato dell’unicità di questa valle dal punto di vista geologico: la zona è infatti ricca di giacimenti di manganese, e proprio qui si trovava la miniera di Gambatesa, la più grande d’Europa. La miniera ha poi cessato la sua attività estrattiva nel 2011 per sopravvenuta antieconomicità, e purtroppo da allora si è bloccata anche la fiorente attività museale che ruotava attorno al complesso minerario. Il Parco dell’Aveto sta lavorando per ripristinarla nel più breve tempo possibile.
Dopo una passeggiata nel bosco, attraversiamo il settecentesco ponte sul rio Novelli ed arriviamo a Nascio, dove ci aspetta davanti al suo laboratorio il simpaticissimo Franco Casoni, che definire “artigiano” sarebbe decisamente riduttivo: Casoni è un vero e proprio artista del legno, uno degli ultimi intagliatori di polene, decorazioni che venivano utilizzate come ornamento sulla prua delle navi, solitamente raffiguranti una forma femminile, un animale o una creatura di fantasia. Nel poco tempo rimasto a nostra disposizione, Franco ci ha dato prova della sua maestria nella lavorazione del legno intagliando in pochi secondi alcuni stampi per corzetti, una tipica pasta ligure a forma di disco.
Mi sono forse dimenticato qualcosa? Ah si! Avevo parlato all’inizio delle prelibatezze gastronomiche della zona ed alla fine non ne ho fatto che un minimo accenno…
Nessun errore! I sapori di queste valli ci hanno talmente esaltato che era doveroso dedicargli uno spazio a parte in un prossimo post!
Link di approfondimento:
- Centro Anidra
- Albergo San Lorenzo
- MTB a Santo Stefano d’Aveto
- Rifugio Faggio dei Tre Comuni
- Rifugio “Antonio Devoto”
- I cavalli selvaggi dell’Aveto
- Franco Casoni, l’artista del legno
Post e foto di Damiano Paganelli
1 Comment
che meraviglia la natura!!!
http://www.bbmarcopolo.com/it/