Noi della famiglia di 100Days siamo persone semplici che hanno il pallino del viaggio in testa e che amano scoprire nuove posti, nuove mete e nuove esperienze. A volte, però, è anche bello tornare dove ci si sente come a casa per poter continuare a coltivare vecchie amicizie e per visitare ancora una volta quei luoghi che sentiamo nostri, come se ci appartenessero.
Sono questi i motivi che mi hanno spinto a tornare a Cargeghe dal 29 luglio al 2 agosto, i giorni in cui si è svolta l’ottava edizione del Sardinia Reggae Festival.
Vi ho già parlato lo scorso anno di questo raduno di persone appassionate di musica jamaicana, che si danno appuntamento in un piccolo paese subito fuori da Sassari (ci si arriva dalla SS131, seconda uscita dopo Sassari in direzione Cagliari) abitato da 629 abitanti e che nei giorni a cavallo tra luglio e agosto si anima,si colora, e vibra al suono di musica Reggae, Roots & Dub.
Il paese si sviluppa in altezza, e il forte dislivello che lo caratterizza ha costretto l’organizzazione a piazzare l’intera area del festival nella parte alta. Nonostante ciò, lungo la via che scende fino alla strada principale che si ricollega con Florinas e Muros è facile trovare bancarelle e punti di ristoro allestiti dagli abitanti del paese, oltre che dei bar e un alimentari aperto tutto il giorno.
Rispetto allo scorso anno sono stati fatti piccoli ma essenziali miglioramenti:
-L’area campeggio è stata ingrandita e pulita;
-All’interno dell’area campeggio sono state allestite diverse docce all’aperto per facilitare il flusso delle persone;
-La vecchia Free Yard, posta l’anno scorso all’ingresso del campeggio, è stata traslocata subito fuori l’area concerti, sotto ad un enorme telone che garantiva un minimo di ombra durante le calde ore pomeridiane;
-Lo stesso concetto di free yard si è evoluto: da semplice spazio dove passare dischi il pomeriggio si è trasformato in un vero e proprio Rarities Corner (angolo delle rarità) dove alcuni dei più grandi collezionatori di vinili Reggae (come Asher Selector dalla Svizzera, o Taio Hi-Fi dei 48 Roots da Bologna) hanno fatto ballare per ore i ragazzi davanti al Sound System di Shakalaka (Narbolia). Tutti i giorni dalle 12 alle 21: Una garanzia.
Ma il momento più atteso della giornata, per tutti, era sicuramente la sera/notte. L‘area concerti si riempiva piano piano con l’accensione delle luci si dava il via alle performance degli artisti. Quest’anno ho avuto il piacere di assistere ai concerti dei jamaicani Michael Rose, Junior Kelly, Earl 16 e Starkey Banton (questi ultimi due erano accompagnati dalla band sarda Arawak).
Oltre agli artisti internazionali numerosi gruppi reggae sardi si sono dati il cambio sul main stage come i giovani Misty Morning, gli Agonera, Sista Namely e gli Islanders, Inna Cantina e i sempre più famosi Arawak (con Forelock al microfono) ma non solo: sul palco del Sardinia Reggae Festival c’è stato anche spazio per il funk di Francesco Più e gli Emplexis, e per il rap del duo storico Menhir (accompagnato come sempre da un grande calore da parte del pubblico).
Quest’anno i concerti si sono svolti nelle serate di giovedì, venerdì e sabato. Ma non preoccupatevi, mercoledì e domenica siamo comunque sia riusciti a fare le 7.30 del mattino ballando come dei matti davanti al Sound System di Imperial Sound Army, portato direttamente da Feltre da Dan-I e la sua crew. Questo impianto è di una potenza spaventosa: per rendervene conto vi basterà vedere il video realizzato durante il soundcheck di pomeriggio.
Dicevamo: mercoledì Dan-I ha acceso il suo impianto verso le dieci e ha dato la possibilità ai sound sardi di far ballare il pubblico a suon di good vibration. Si sono quindi alternati ai controlli i Dub Liberation Front, i Toughest Sound System, Canapa Sound, Shakalaka Sound System, Cotton Sound, Filuferroots Sound, Zhob e i RockersClan (spero di aver ricordato tutti!!!). Domenica invece, l’ultima serata del festival, la nottata è stata portata avanti da Dan-I e Textone in compagnia cantanti live come Donovan Kingjay, Sammy Dreadlocks, Jonah Dan, Stamina Li e Aretha Marie-Jah. Nel corso del fine settimana, dopo i concerti, sull’Imperial Sound Army hanno avuto il piacere di alternarsi ai controlli Selecter affermati come Earl Gateshead (dei Trojan Sound System), Asher (dalla Svizzera) e l’italiano Lampa Dread dei One Love Hi-Powa.
Tutti questi grandi entertainer ci hanno fatto ballare con gioia fino a mattina, regalandoci attimi di felicità che difficilmente si possono capire se non si provano.
E non può essere altrimenti: durante il Sardinia Reggae Festival si viene a creare una vera e propria comunità tra tutti i partecipanti. Si sorride sempre, si saluta chiunque ci si trova davanti, ci si abbraccia e ci si conosce come è difficile fare in un contesto diverso.
Questo è un post atipico, lo so.
Per quanto vi stia parlando della Sardegna non vi sto dando consigli su dove andare a scoprire spiagge incontaminate o su dove assaporare piatti tipici in contesti particolari.
Vi ho però raccontato ugualmente di un viaggio, e viaggiare, per me, non significa soltanto vedere posti nuovi ma vuol dire andare alla ricerca di nuove esperienze che possono benissimo verificarsi in posti già visitati, o in festival dove si rimane a campeggiare per 5 giorni di fila senza mai spostarsi. Ecco perché mi sono sentito di scrivere questo articolo, ecco perché, ancora una volta, vi consiglio di prendere in considerazione l’idea di partecipare alla prossima edizione di questo evento, che sì si chiama Sardinia Reggae Festival, ma che potrebbe benissimo chiamarsi Festival Della Pace e del Rispetto.
Alla prossima!!!
Foto e post di Alessandro Marazia
2 Comments
che bello…
http://www.bbmarcopolo.com/it/
Ci si vede nel 2016!!!