Gunther von Hagens è nato nel 1945 ed è un anatomopatologo, il cui grande pregio è stato inventare la plastinazione, ovvero un metodo per conservare i corpi di essere viventi, animali o vegetali, sostituendone i liquidi contenuti con dei polimeri di silicone. Questo metodo rivoluzionario, una specie di modernissima mummificazione, rende gli organi rigidi, inodori, ma ne mantiene il colore. Tale tecnica brevettata necessita di 1500 ore di lavoro nell’arco di un anno per essere completata. Gunther non è il primo scienziato che aspira ad un incontro tra scienza ed arte attraverso l’interpretazione e la traduzione artistica di metodologie di per se importanti a livello scientifico. Körperwelten o Body World è la traduzione di questa visione peculiare di unione tra arte e scienza ad opera del tedesco Guther Von Hagens. La mostra espone il duro lavoro di plastinazione di moltissimi corpi ed organi, alcuni dei quali mostrati in pose particolari, che si ispirano ad opere famose o che mimano gesti atletici specifici, come se fosse una istantanea dei corpi senza lo strato cutaneo.
Body World sta facendo il giro di tutto il mondo e la fortuna ha voluto che fosse in mostra a Roma, alle Officine Farneto, dal 14 Settembre 2011 al 12 Febbraio 2012 esattamente la data da cui ripartiremo per Mombasa. Abbiamo quindi deciso di non farci scappare questa prima visione tutta italiana del “Dottor Morte” (così viene soprannominato, forse dai più cattivi) anticipando di un giorno il treno per Roma, dove Beatrice, una nostra cara amica, ci ha gentilmente ospitato. Le Officine Farneto sono abbastanza lontane dal centro ed offrono uno scenario post-moderno ai corpi plastinati. Io ed Alessandro abbiamo avuto impressioni diverse riguardo alla mostra e sopratutto alle intenzioni di Guther Von Hagens, credo che le sfumature di questa esperienza possano essere così tante da rendere difficile trovare due persone che l’abbiano vissuta allo stesso modo.
Personalmente trovo affascinante e stimolante il connubio tra scienza ed arte, credo che il dialogo fra queste discipline, ritenute troppo spesso distanti ed invece complementari, siano fonte di ispirazione reciproca. Spesso ci si chiede quali siano i limiti etici della scienza e questa mostra ripropone l’interrogativo mettendo totalmente “a nudo” il corpo umano, le sue fasi di crescita, le sue peculiarità, le sue malattie indotte spesso da vizi. La parte della mostra più toccante e che acutizza il conflitto su quali siano i confini etici è quello riservato alla maternità e al miracolo della nascita di una nuova vita. Personalmente non trovo che sia ingiusto o moralmente sbagliato esporre corpi di persone realmente esistite, adulte o piccole che siano. Certamente sapere che quelle ossa, quei tendini e quei muscoli appartenevano ad una persona come noi, con un nome una vita e dei problemi fa impressione. Specialmente il corpo della donna incita di otto mesi, con la sua piccola creatura ancora in grembo, lascia un segno indelebile. Credo però che lo stravolgimento emotivo faccia parte delle riflessioni che questa mostra propone. Anche i piccoli feti plastinati,che mostrano differenti stadi di crescita dalle poche settimane fino al corpicino completo, sono sconvolgenti. Mi sono commossa pensando all’incanto del processo di nascita e sulle due vite spezzate nel loro momento di felicità e unione. C’è stata empatia con il possibile stato d’animo delle persone che hanno perso quella donna e quello di lei stessa, appena ha capito che non ce l’avrebbero fatta, un attimo prima di dissolversi nell’etere. Forse drammatizzo troppo, ma questo è stato il momento più coinvolgente della mostra. Per il resto la mostra è affascinante e secondo me non supera alcun limite invalicabile. Anzi, è bello poter capire e vedere come siamo fatti realmente. Sia per le persone comuni che per chi si occupa o sta studiando per lavorare con il corpo umano in modo professionale. A volte ho pensato che sarebbe stato bello avere qualche indicazione personale dei corpi che sono esposti, ma chiaramente è necessario garantire il rispetto della privacy dei parenti e amici ancora in vita, più che della persona che fu quel corpo ora plastinato. La mostra quindi è a parer mio imperdibile. Il punto di conflitto maggiore però non è tanto la mostra, ma quello che sta oltre. Il dottor Gunther Von Hagens vende alcune delle sezioni verticali o orizzontali dei corpi animali (inclusi quelli umani) e vegetali che plastina. Credo che non sia solo a scopo di lucro, ma anche come forma di autofinanziamento dell’anatomopatologo e della sua equipe. Capisco che la maggior parte delle persone possa considerare questa cosa macabra, ma se viene fatta con il consenso della persona che si dona a Gunther e la sua “missione”, non ci trovo niente di così inviolabile ed alcune sezioni sono davvero affascinanti dal punto di vista di forme e colori.
Alessandro invece si è fatto un’idea ben diversa, trova la mostra affascinante dal punto di vista scientifico, del quale a Gunther rende massimo merito, meno da quello artistico, visto che secondo la sua opinione, le opere esposte sono persone e non creazioni dell’anatomopatologo. Inoltre trova discutibile la vendita ad acquirenti privati… un conto è la divulgazione artistico-scientifica, un altro è il fornire un complemento cromatico al salotto di chi può permetterselo.
In ogni caso per entrambi, la mostra merita sicuramente di essere visitata!
Per maggiori informazione sul processo di plastinazione: The Plastination Process (video)