“Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla.
Perché il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”
(Paolo Borsellino)
Sono arrivata a Palermo passando per Capaci, dove una stele rossa ricorda anche ai più distratti gli uomini e le donne che si sono battuti per il nostro futuro, e per Mondello, bellissimo golfo di sabbia bianca troppo trascurato per essere l’inizio dell’estate.
Mi ha colpita dritta come un pugno, con le sue contraddizioni alla luce del sole. Splendida e decadente al tempo stesso, Palermo è araba, barocca, liberty, neoclassica, un mix storico segnato purtroppo dal traffico, dall’incuria e dal degrado.
Ho pensato ad un itinerario di un giorno, dalla mattina alla sera, con l’aiuto di una palermitana-doc trapiantata a Londra. É ideale per chi ha poco tempo per scoprire Palermo, città facile da osservare ma difficile da conoscere, proprio a causa del suo fascino gattopardesco.
Teatro Massimo
È il più grande teatro lirico d’Italia, costruito alla fine dell’Ottocento da Giovan Battista Basile. Tutto qui è grandioso, elegante, dalle sale fino alle architetture Liberty esterne. Quella scalinata maestosa, sormontata da due leoni in pietra, sulla quale un vero palermitano si deve sedere almeno una volta nella vita, ha ammaliato anche Francis Ford Coppola, che qui ha girato il finale de Il Padrino Parte III.
Orari & biglietti: tutti i giorni dalle 9.30 alle 18, biglietto intero 8€.
Mercato del Capo, Vucciria e Ballarò: i mercati storici
Nei mercati si scopre le viscere pulsanti delle città, quindi cerco di non perdermeli mai. E Palermo, da questo punto di vista, regala un’esperienza psichedelica di colori, profumi e urla che mi ha ricordato tanto i suq arabi.
Il Mercato del Capo, alle spalle del Teatro Massimo, é rimasto verace rispetto alla Vucciria e a Ballarò. É il mercato dove i palermitani vanno ancora a fare la spesa: luogo storico per la vendita della carne, oggi si viene trascinati dall’abbanniata dei venditori ambulanti tra trionfi di frutta, verdura e pesce fresco.
Il mercato storico di Ballarò é inserito nella cornice popolare e multietnica del quartiere Albergheria: é una strada letteralmente invasa dalle bancarelle, sempre affollatissimo perché é aperto anche nel pomeriggio. C’è di tutto in vendita, ma a fare bella mostra di sé nelle cassette di legno sono soprattutto le prelibatezze provenienti dagli orti e dalle campagne palermitane, frutta, verdura e ortaggi a prezzi veramente modici.
La Vucciria sarà stata un’icona della Palermo divisa tra ricchi e poveri, ma sicuramente oggi é il mercato più trascurato, dove sono rimasti solo pochi banchi, qualche negozio originale e gli immancabili bambini che giocano a calcio in strada. La Vucciria si anima la sera, quando le bancarelle vengono sostituite da pub e taverne low cost improvvisate.
Fontana Pretoria e Quattro Canti
Nella seconda metà del Cinquecento il Senato palermitano pensò bene di abbellire quella che allora era la Piazza del Pretore (Piazza Pretoria) con una monumentale fontana, costruita in Toscana per un nobile fiorentino che poi, pieno di debiti fino al collo, si era visto costretto a venderla in pezzi. Citando Giorgio Vasari, è una fonte stupendissima, ornata da scalinate e da 48 statue di figure mitologiche, divinità pagane e putti, tutti nudi, condizione che indusse i palermitani del tempo a rinominarla “Fontana della Vergogna”.
Pochi passi prima della Piazza Pretoria vi imbatterete nei Quattro Canti, il baricentro esatto della parte storica che sta all’incrocio tra Corso Vittorio Emanuele e Via Maqueda. Ai quattro angoli dello slargo, le facciate dei bei palazzi settecenteschi si elevano verso il cielo, facendo bella mostra di sé con fontane e statue. Peccato che si trovi su un crocevia sempre molto trafficato dalle auto e che gli edifici siano offuscati dallo smog.
Chiesa della Martorana
Lasciatevi alle spalle i Quattro Canti, chiudete il traffico di Palermo fuori dal portone e lasciatevi stupire dalla bellezza raccolta di questa chiesa, che segue il rito e le tradizioni della Chiesa Ortodossa.
La particolarità della Chiesa della Martorana sta nella perfetta combinazione di stili diversi che ricordano l’incontro-scontro tra due culture, proprio come le vicissitudini storiche della città: agli splendenti mosaici bizantini che ornano le pareti e la cupola si contrappongono gli stucchi barocchi delle colonne. Il ciclo dei mosaici bizantini con le storie di Cristo è il più antico della Sicilia e fu completato nel 1143.
Orari & biglietti: da lunedì al sabato 9:30-13:00 e 15:30-17:30 fino ad ottobre, domenica e festivi 9:00-10:30. Biglietto 2€.
Cattedrale di Palermo
L’espressione piú significativa dello stile arabo-normanno che rende unica l’architettura siciliana é forse la solenne Cattedrale, che si raggiunge da Via Vittorio Emanuele. Le linee architettoniche, i colori e l’impatto scenografico riportano alla mente la Giralda di Siviglia. Alle dimensioni imponenti si contrappone uno spazio interno molto sobrio e luminoso, dove è possibile visitare le tombe dei reali Federico II e Costanza d’Aragona, il loro tesoro e la Cappella di Santa Rosalia, con le reliquie della patrona di Palermo.
Orari & biglietti: da lunedì al sabato 7-19, domenica e festivi 8-13 e 16-19. Biglietto intero 7€.
Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina
Il Palazzo dei Normanni, dove gli assessori dell’Assemblea Regionale Siciliana hanno la fortuna di riunirsi, è lo scrigno che al suo interno racchiude il tesoro: la Cappella Palatina, costruita a partire dal 1130 per volere del re Ruggero II. La Cappella luccica in ogni parte in quanto è completamente ricoperta da mosaici bizantini, nei quali è raffigurato il Cristo pantocratore che dialoga con San Pietro, San Paolo e penso anche con tutti i visitatori che rimangono con il naso all’insù, abbagliati da tanta immensità d’oro.
Orari e biglietti: da lunedì a sabato 8.15-17.40, domenica e festivi 8.15-13. Biglietto intero solo Cappella Palatina 10€.
La Kalsa
Quartiere storico di origine araba, il suo nome deriva da Al-Khalisa (l’Eletta), quando era una cittadella fortificata per proteggere l’Emiro da eventuali sommosse popolari.
La Kalsa è un rione centrale e popolare, uno spaccato pittoresco di vita palermitana, nella bellezza e nella miseria. Si entra dalla Porta dei Greci, lasciando il mare alle spalle, e ci si tuffa nei vicoli e stradine dove tutto sa di arabo, dal dialetto urlato dagli ambulanti, ai mestieri più diffusi, fino al cibo di strada. Qui si intrecciano la vita e la morte: é nella Kalsa che nacque Paolo Borsellino, a pochi passi dall’Antica Focacceria, e Tomasi di Lampedusa vi trascorse gli ultimi anni di vita ambientando Il Gattopardo.
Durante la visita al quartiere arabo consiglio di passare anche da Piazza Magione, raduno serale dei giovani dove ogni anno si svolge la festa di Addio Pizzo, associazione molto attiva nella lotta contro la mafia, e di fare una sosta al Kursaal Kalhesa, enoteca-ristorante-libreria piuttosto chic che si trova all’interno di un bastione delle mura.
Antica Focacceria San Francesco
Dopo il mio ultimo viaggio in Sicilia penso spesso che il cibo siciliano sia troppo buono – e abbondante! – per essere vero. L’Antica Focacceria San Francesco, situata nella Kalsa, è un’istituzione della cucina popolare siciliana, con quasi due secoli di storia alle spalle, anche se con il passare degli anni è diventata very popular e molto frequentata dai turisti.
Le specialità del cibo di strada palermitano, davvero buone e “cariche”, sono cucinate a vista. Sono tutti pasti formidabilmente completi e dal costo contenutissimo. Io ho testato il pane con le panelle e crocchette di patate (“u pani chi Panelli e cazzilli”), panino imbottito con frittelle di ceci (panelle) e crocchette di patate (cazzilli), e lo sfincione, una via di mezzo tra pizza e pane condito con salsa di pomodoro, cipolla, sarde e caciocavallo.
Gli stomaci forti devono assaggiare il must della cucina palermitana, ovvero il mitico u’ pane ca meusa (panino con la milza), nella versione “schietta” (semplice panino ripieno con la milza e una spremuta di limone) o “maritata”, in cui la milza è condita con ricotta e caciocavallo.
Foto e post di Benedetta Romani
3 Comments
ottimo itinerario…
http://www.bbmarcopolo.com
Eheh, il cannolo lo abbiamo mangiato a Erice, a Palermo ci siamo concessi una bella brioche ripiena di gelato :)
Certo bisogna anche ritagliarsi il tempo per un bel cannolo o una arancina;)