Dei tanti mezzi che abbiamo preso durante i nostri due mesi in India questo è sicuramente il più originale. Riuscire ad ottenere i biglietti è stata una vera e propria impresa, ma ogni goccia di sudore versata per riuscire a prendere il toy train ne è valsa la pena!
Ooty (Udagamandalam o Ootacamund) è la più elevata stazione montana della catena montuosa Nilgiri, nello stato del Tamil Nadu. Nel 1861 era diventata sede estiva della Presidenza di Madras e divenne un luogo di villeggiatura molto in voga tra gli inglesi e tra i principi indiani “anglofili”. Questa località è raggiungibile in molti modi, ma il migliore (anche se non il più veloce) è provare il trenino giocattolo, ovvero il treno a vapore storico che si inerpica sulla ferrovia costruita nel 1908. Nel luglio 2005, l’UNESCO ha aggiunto il Nilgiri Mountain Railway al Patrimonio della Darjeeling Himalayan Railway, cambiandone il nome in “Mountain Railways of India”. Consigliamo di prenotare la prima classe (decisamente più adatta per godere del paesaggio) nella stazione di Mettupalayam o nelle agenzie che offrono il servizio di prenotazione dei treni, ma è difficilissimo riuscire a trovare dei posti liberi.
Per chi come noi non è riuscito a prenotare i posti della prima classe, l’unico modo per salire sul treno è presentarsi la mattina stessa della partenza alla stazione di Mettupalayam, nella speranza di ottenere un biglietto per la seconda classe.
Ma dove eravamo rimasti? Eravamo a Fort Cochin e consultando Google maps sembrerebbe piuttosto semplice ed immediato raggiungere Mettupalayam (solo 300 chilometri di distanza, ovvero 3 ore e 40 minuti, in teoria!). Invece per questo tragitto ci sono voluti due bus e quasi un giorno di viaggio. Siamo partiti da Fort Cochin alle 14 con un bus prenotato da Augustine, il signore dell’agenzia in Princess Street con cui avevamo fissato l’escursione per vedere gli elefanti a Kodanad. La compagnia con cui abbiamo viaggiato si chiama Kumar Taxi e il bus (un volvo con aria condizionata) parte proprio davanti l’agenzia (situata di fronte al Dutch Palace) e arriva a Coimbatore, grande centro industriale ai piedi dei monti Nilgiri. Il prezzo del biglietto per due persone è di 560 rupie, ovvero all’incirca 8,50 euro, ma il tempo di percorrenza della tratta Fort Cochin – Coimbatore si aggira sulle 7/8 ore.
Abbiamo raggiunto il grande centro industriale ben oltre l’ora di cena, quindi dovevamo scegliere se dormire lì e prendere un treno l’indomani mattina alle 5 per Mettupalayam oppure cercare di prendere un bus di linea locale che ci portasse fino a destinazione. La prima opzione avrebbe implicato rischiare di perdere la coincidenza a Mettupalayam, memori dei cronici ritardi indiani e vista la difficoltà nel reperire i posti del trenino-giocattolo, abbiamo optato per la seconda scelta. Non è stato però affatto semplice, siamo arrivati a Coimbatore molto stanchi e alla fermata dei bus non abbiamo trovato neanche mezza indicazione in inglese. Abbiamo provato più volte a chiedere informazioni, ma prima di riuscire a comprendersi (ovviamente in inglese) c’è voluto un bel po’ di tempo. Non sappiamo se molti abbiano fatto finta di non capire o se non parlassero davvero l’inglese, però siamo stati dirottati su bus e piattaforme diverse prima di salire su quello giusto (ovviamente abbiamo avuto la certezza solo quando siamo effettivamente arrivati a Mettupalayam). Ci trovavamo in un altro Stato da poche decine di minuti e già rimpiangevamo il nostro caro Kerala.
Saliti sul bus che ci avevano indicato due signori, Ale prova a chiedere conferma all’autista che gli fa bruscamente un cenno, indicandogli di andare a sedere in fondo. Avendo degli zaini enormi e non sapendo dove scendere io mi sono rifiutata di spostarmi ed ho detto ad Ale che non avevo intenzione di ascoltare l’autista, davanti era tutto libero e ci sarebbe stato posto per gli zaini, proprio non capivo perché dovevamo andare sul retro complicandoci la vita e ingombrando. Quindi ci dividiamo e poco dopo, con il bus ormai pieno, nemmeno riuscivo a vedere Alessandro e per un attimo mi è venuto da piangere… ho pensato a tutte quelle ragazze e quei ragazzi che viaggiano da soli. Io, sinceramente, non reggerei lo stress! Dopo un po’ mi guardo attorno, vedo l’autista fare lo stesso cenno a un altro ragazzo, stavolta indiano e ho capito cosa stava succedendo. La parte iniziale del bus è riservata strettamente alle donne; chi viaggia, ad esempio assieme al marito, può andare dietro, ma non viceversa. Credo sia una precauzione per proteggere le donne, spesso il bus è davvero affollato e le distanze tra i corpi sono inesistenti, in questo modo non si rischiano vicinanze poco gradite o mal viste. Mentre il bus viaggia c’è un ragazzo che si occupa di far pagare i biglietti, i soldi ce li hatutti Alessandro e non so come sono riuscita a spiegarglielo. Il costo della tratta (1 ora di viaggio) è davvero irrisorio: 32 rupie in due (meno di 50 centesimi). N on molto lontano da Mettupalayam il bus inizia a svuotarsi e finalmente riesco a parlare con Ale che nel frattempo ha fatto conoscenza con il suo vicino, il quale gli avrebbe indicato a quale fermata scendere… che sollievo! Arriviamo nella squallida Mettupalayam alle 23, affamati e davvero distrutti, ma ovviamente è tutto chiuso. Optiamo per rimanere a dormire in un posto di fronte alla stazione dei bus e, grazie ad una scorciatoia, poco distante dalla stazione: il Nanda Lodge. Non c’è acqua calda, il posto è vecchio e sembra non molto pulito, ma per 800 rupie (12 euro) e una notte soltanto possiamo anche accontentarci. Più che una notte poi si è trattato di poche ore, perché avevamo letto che è necessario presentarsi davanti alla biglietteria alle 5, ovvero una mezz’ora prima dell’apertura, per essere sicuri di arrivare prima degli altri (chi arriva prima prende i biglietti e i posti migliori).
Effettivamente alle 5 ci sono già delle persone in fila! Avevamo lasciato gli zaini nell’hotel, perché coscienti del fatto che potevamo anche non ottenere nessun biglietto, non avevamo voglia di fare avanti e indietro con i pesanti zaini. Ci eravamo detti: “arriviamo presto, alle 5.30 appena apre la biglietteria prendiamo i biglietti e poi abbiamo tutto il tempo per recuperare gli zaini”, ma spesso in India accade che il tuo programma si deve scontrare con la macchinosa ed imprevedibile realtà. La biglietteria alle 6.30 ancora non accennava ad aprire. Fortunatamente in fila con noi c’erano anche una italiana e una canadese, entrambe viaggiatrici in solitario che si erano ritrovate a dividere la stanza la sera prima, anche loro a Mettupalayam per prendere il trenino-giocattolo. Vista l’ora con Ale decidiamo di prendere in mano la situazione, è lui ad andare a recuperare tutti i nostri zaini. Nel frattempo io rimango in fila con le due ragazze e dopo poco, finalmente, apre la biglietteria… o meglio la “pre-biglietteria”. Non mi chiedete cos’è, ancora oggi non so spiegarmi la logica organizzativa della stazione di Mettupalayam e credo che non la capirò mai! Si, perché a questo sportellino tu chiedi il numero dei biglietti per Ooty e loro scrivono questo numero con poche altre informazioni schematiche su un foglietto strappato da un quaderno. Con questo foglietto devi lanciarti dall’altro lato dei binari (se sei indiano tagli nel mezzo, altrimenti non te la senti e devi fare il giro lungo per passare dall’attraversamento) e andare alla biglietteria effettiva che finalmente ti stampa il biglietto. Nemmeno a questo punto si può perdere troppo tempo. Perché i posti in seconda classe non sono numerati, quindi per riuscire a stare dalla parte del finestrino (che è davvero importante, sopratutto se si vogliono fare delle foto) si deve correre al binario da dove partirà il treno miniatura. Il prezzo del biglietto per la seconda classe, in compenso, è davvero ridicolo: 8 rupie a persona. Io lascio tutti i biglietti alle ragazze e aspetto nel parcheggio Ale con i nostri bagagli, dopo venti minuti finalmente siamo sul trenino in miniatura!
Questo trenino ha la locomotiva a vapore, che invece di stare davanti alle carrozze, tirandole, si posiziona dietro, spingendole. Ovviamente questo sistema permette di ripercorrere l’antica ferrovia che attraversa paesaggi mozzafiato, ma in tempi biblici: all’andata (quindi in salita) ci vogliono più di 5 ore mentre in discesa i tempi si accorciano a 3 ore per coprire una distanza di 53 chilometri.
Il percorso inizialmente è in piano e a noi è toccato un cielo nebbioso e cupo. Si attraversano ponti di legno e strette gallerie, a velocità di lumaca!
In certi punti il paesaggio si fa davvero spettrale, complici i maestosi alberi vicini alla ferrovia e la fitta nebbia.
Dopo poco più di un’ora di cammino già ci fermiamo. La locomotiva ha bisogno di acqua per andare avanti e le soste sono frequenti, quasi ogni ora. Queste pause danno ai passeggeri la possibilità di scendere e di osservare le manovre di riempimento del serbatoio.
Poco dopo esser ripartiti riusciamo a scorgere tra le nuvole delle cascate impressionanti, peccato che le nebbia non ci permetta di vederle interamente.
Alla fermata successiva ci troviamo in una vera e propria stazione (anche se piccolissima) dotata di bagni e negozietto con bibite e snacks. Qui abbiamo trovato anche un gruppo nutrito di macachi impertinenti. Sanno bene che i loro lontani cugini umani compreranno qualcosa per il solo divertimento di nutrirle e loro ovviamente si presentano ogni volta che arriva il trenino-giocattolo, pronte a sgraffignare qualche cosa dalle mani dei passeggeri. Una, in particolare, si è dimostrata particolarmente intraprendente e alla fine è riuscita ad ottenere gran parte del cibo, privandone le altre.
Dopo la sosta animata dalla presenza delle scimmie abbiamo avuto la fortuna di vedere il cielo aprirsi e liberarsi dalla nebbia, regalandoci un cielo blu intenso.
Il paesaggio, da questo punto in poi, si è fatto più collinare e verde. Abbiamo visto anche diverse coltivazioni di tè e vallate mozzafiato.
Questo viaggio è decisamente lungo, ma grazie ai meravigliosi paesaggi e alla disponibilità a conoscersi degli altri passeggeri, si passano cinque ore davvero incantevoli, che meritano gli sforzi impiegati per ottenere il posto sul treno. Ovviamente consigliamo di provare a prenotare i posti in prima classe, più comodi e con finestrini più ampi, ma nel caso non fosse possibile anche la seconda classe può andare bene. L’unico altro consiglio veramente utile è il lato su cui posizionarsi: da Mettupalayam a Ooty è meglio stare al finestrino di sinistra (verso di percorrenza) e al ritorno invece sul lato destro, da questa posizione potrete ammirare meglio il paesaggio. In ogni caso non rimarrete delusi da questa esperienza, unica nel suo genere!
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7 Comments
[…] Il Toy Train, un modo speciale per raggiungere Ooty […]
…questa è veramente un’esperienza che verrebbe voglia di fare, ed anche se inizialmente la nebbia poteva disturbare un po, ha reso però piu fiabesco il paesaggio
Si! La nebbia ha reso la prima parte del viaggio più incantata, però dopo siamo stati felici di vedere anche oltre!
Eccezionale!!! Sembra di essere dentro una favola
:D Grazie, si il trenino a vapore ha proprio il fascino d’altri tempi!
il blog puntuale, dettagliato e comprensivo di bellissime foto,fa si’ che il lettore viva le stesse emozioni del viaggiatore
Grazie mille Ornella, siamo davvero felici se riusciamo nel nostro intento di coinvolgervi!