Siamo arrivati ad Ooty, città nota anche con il nome di Blue Mountain, probabilmente per la foschia blu sprigionata dagli eucalipti, o per il Kurunji, un particolare fiore che sboccia ogni 12 anni, conferendo alle pendici una tonalità bluastra. Il tessuto sociale di questa terra era costituito anticamente da tribù interdipendenti, ognuna di esse svolgeva principalmente una sua attività, supplendo alle proprie mancanze commerciando con le altre. I primi coloni intesero preservare questa particolare collaborazione, ma con il passaggio di consegne governative la terra fu ceduta alla compagnia delle Indie che ne modificò radicalmente la struttura sociale portando di fatto alla scomparsa dell’antica cultura locale e opponendosi duramente a quei pochi coloni che si battevano per la sopravvivenza della struttura sociale degli autoctoni.
Appena scesi dal treno-giocattolo ci siamo fatti portare al “Maruthi Cottages” da un tuk tuk, riuscendo a spuntare 150 rupie per un chilometro e seicento metri, il costo reale sarebbe stato circa: “vai a piedi che per una distanza simile neanche spreco benzina”, ma si sa, qui le tariffe sono fisse, non ci sono tassametri e noi siamo i turisti ricchi… a sentirmelo ripetere andrà a finire che avrò una crisi d’identità non appena tornato a casa! Le recensioni sul Maruthi erano discrete e le foto visionate su internet molto buone, tanto che appena arrivati all’entrata mi sono voltato verso il tuk tuk chiedendo se non si fosse sbagliato, l’edificio era in evidente stato di deterioramento. L’interno non lasciava presupporre uno stato migliore, il nostro appartamento non era pronto, non riuscivano a trovare la nostra prenotazione, così io e Kinzica dopo esserci consultati, abbiamo girato i tacchi e ce ne siamo andati a cercare un altro alloggio. Con gli zaini e la stanchezza accumulata nei giorni precedenti abbiamo deciso di effettuare la nostra ricerca con un tuk tuk, con sole 200 rupie abbiamo visionato quasi tutti gli hotel di Ooty, il problema era sempre il solito, ovvero un rapporto qualità prezzo decisamente sproporzionato. Il tempo passava e l’ansia di non riuscire a trovare un posto per la notte saliva, così, complice la stanchezza ed il morale a terra, abbiamo deciso di provare in uno degli hotel più rinomati, senza badare a spese. Il tuk tuk si è inerpicato per le ripide stradine montuose e ci ha portato al King’s Cliff.
Dall’entrata nel curato ed ordinato giardino panoramico già mi sentivo scivolare lungo la schiena una chiamata intercontinentale della nostra banca per ricevere lumi sul saldo della nostra carta di credito. Questa antica riserva di caccia inglese presenta soffitti di quattro metri, camino in ogni stanza, pavimenti e pareti di legno, suite di 45 metri quadri ed uno staff gentile ed accorto. Il colpo d’occhio è decisamente d’impatto e nella hall c’è un grande albero di natale illuminato: è bastato quest’ultimo a Kinzica per decidere che il King’s Cliff sarebbe stato il nostro hotel ad Ooty. A me è bastato sapere che il pernottamento nella suite Tempest sarebbe costato 70 euro a notte, decisamente molto per l’India, ma veramente poco per gli standard europei.
Ci siamo goduti l’albergo per due giorni interi ed il terzo abbiamo visitato i luoghi d’interesse di questa piccola cittadina, utilizzando un taxi per l’intera giornata al costo di 1800 rupie. La prima tappa è stata il giardino botanico, realizzato nel 1847 e che si estende su 55 acri; l’entrata costa 20 rupie in alta stagione. Tra le particolari specie arboree di questo parco, le più curiose sono l’albero di sughero (probabilmente l’unico in India) ed un tronco fossile di venti milioni di anni. Noi non siamo esperti botanici e quindi siamo stati per lo più colpiti dalla pace e dai colori di questo immenso giardino, chi fosse invece interessato alla dimensione scientifica del luogo, riportiamo che ogni anno a maggio si tiene una mostra di piante rare.
Passeggiando tra i sentieri abbiamo fatto una scoperta interessantissima, alla fine del giardino, da una apertura nel recinto, si giunge ad una piccola strada che porta fino ad un antico villaggio tribale. Non immaginatevi di essere in un luogo dove il tempo si è fermato, hanno un furgone e qualche moto, probabilmente qualcuno di loro lavora in città, ma in compenso le strutture, tra cui il tempio, sono quelle che venivano utilizzate secoli fa!
Nella piazza di fronte al giardino botanico, si trova il “Tibetan Market”, sinceramente non abbiamo trovato niente di interessante e veramente poco di caratteristico. Ma trovandosi già sul posto, un giro lo merita, magari qualcuno è più fortunato di noi!
Di nuovo sul taxi ci dirigiamo verso “Doddabetta”, la più alta montagna dell’India del Sud, dove è possibile godere di una vista magnifica sulle valli circostanti.
Questa cima ospita anche la “Telescope House”, dalla quale è possibile scrutare quello che l’operatore vuole. Con operatore intendo l’addetto al malconcio cannocchiale, fuori fuoco, che non è possibile toccare con le mani! Fai una fila di circa cinque minuti, monti su un panchetto di legno, avvicini l’occhio alla lente con le mani rigorosamente dietro la schiena ed osservi dei poveri ignari cittadini di Ooty che attraversano un ponte per dieci secondi.
Fortunatamente Doddabetta non finisce qui, tramite dei sentieri segnalati con una targa esplicativa, puoi raggiungere dei punti d’osservazione veramente splendidi, godere della fresca brezza montana e perderti nella natura.
La prossima tappa è la “Boat House”, si trova a valle ed è un lago artificiale creato nel 1823, ha una forma ad “L” irregolare e lo riporto perché leggendo le specifiche sul cartello mi ha fatto molto ridere, infatti dall’alto può sembrare una “U” oppure una “S”, un po’ come nel test di Rorschach, a nessuno in realtà importa che forma abbia, ma trovandoselo scritto davanti, tutti si perdono in congetture ed inclinano la testa come si fa davanti ad un quadro astratto. L’entrata costa 5 rupie più addizionali per macchine fotografiche e videocamere, all’interno è possibile noleggiare un imbarcazione oppure prendere il sole sulle sponde, è quindi una tappa che meriterebbe almeno mezza giornata.
Di fronte all’entrata dell’Ooty Lake si trova quella che Kinzica ha definito l’inutilità fatta attrazione e che l’India ha definito “un miracolo di arte creativa del millennio”: il “Thread Garden”. Si tratta di un giardino artificiale indoor, creato utilizzando la “macchina per il ricamo quadridimensionale a carica manuale” e 60 milioni di metri di filo. Antony Joseph, il creatore del giardino e della fantomatica macchina che non utilizza aghi, ci ha messo la bellezza di 12 anni, con l’aiuto del suo team, a confezionare questo gioiellino.
Sulla brochure c’è scritto che lo spettacolo è mozzafiato, ma in realtà sinceramente non è niente di sensazionale se non per il fatto che ci siano voluti 12 anni a finirlo. In ogni caso lo stato del Tamil Nadu ne va fiero e contrappone i suoi pezzi artificiali e perfetti, all’abbondanza naturale del vicino stato del Kerala, che a sua volta si proclama la “contea di Dio”. Questo siparietto di campanilismo non è uno scherzo, è riportato sul sito ufficiale del “Thread garden”!
L’ultima e decisamente la più interessante tappa di questa giornata è stata il “Mudumalai National Park”. Questo parco ospita una notevole varietà di fauna, tra cui le tigri: nel 2007 ce ne erano 48 in un’area di 6000 Kmq. Il parco mette a disposizione una navetta per un mini safari di mezz’ora al prezzo di 120 rupie, con la quale è impossibile vedere le tigri, visto l’immenso territorio in cui si nascondono, ma si possono avvistare elefanti, cinghiali e cervi. Subito a ridosso dell’entrata è possibile invece noleggiare una jeep privata con autista, che per 600 rupie vi garantirà un safari di un’ora e mezza nella zona più esterna del parco. Anche con questa soluzione avrete la certezza di non avvistare le tigri! Abbiamo optato per la seconda scelta, ma non sappiamo bene il perché, l’autista del taxi ci aveva detto che di solito con la jeep si spendono 1000 rupie e quando il ragazzo si è avvicinato offrendosi per 600 io ho subito accettato. Kinzica che di solito è più restia ad affidarsi ai privati, questa volta non ha proferito parola e quindi siamo montati. Il risultato è stato il triste avvistamento di un quadrupede a centinaia di metri, che poteva essere scambiato per un bufalo o per una mucca, alcuni cerbiatti e qualche cinghiale.
Tornati al punto di partenza è arrivato il pezzo forte di questo parco, l’”Elephant Camp”. Siamo entrati pagando una bustarella di 20 rupie ad una guardia amica del nostro autista, quindi non sappiamo quanto costi il biglietto effettivo. All’interno del campo risiedono 29 elefanti che sono stati estromessi dal loro gruppo di appartenenza, ognuno di essi viene curato con una dieta personalizzata, lavato e coccolato. In cambio gli viene richiesto di mettersi in mostra all’ora del pasto per deliziare i molti turisti che giungono da ogni parte dell’India e del mondo.
Ooty è stata una tappa decisamente interessante, ma soprattutto rilassante grazie al suo clima fresco, alla sua natura incontaminata e alla scelta dell’hotel, davvero meraviglioso. Ma siamo anche contenti di dirigerci l’indomani verso le spiagge dorate della voluttuosa Goa.
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7 Comments
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[…] Sono passati davvero tanti mesi, ma finalmente 100days è in partenza per il primo viaggio per cui è stato convocato. Ricordo come fosse ieri l’emozione provata al momento di ricevere l’email con oggetto: “100 compliments! ”. Incredulo Ale ha continuato a leggere: “Ho una splendida notizia per voi. Siete i vincitori del concorso ‘Il tuo viaggio ideale di Minube!’ Grazie all’itinerario: Irlanda – Sulle orme dei Leprecauni” e poi, sorridendo di gioia, ha letto l’email anche a me. Al momento di ricevere la notizia eravamo a Ooty, India. […]
[…] Published on January 30th, 2012 by 100days in India [Translate] Dopo Ooty, la tappa successiva è Goa e per raggiungerla abbiamo deciso di prendere l’aereo da […]
…..dalle foto l’albergo è decisamente carino, ed anche se avete pagato un po di piu certamente ne è valsa la pena per un meritato e “sciccoso”riposo,ed anche tutto il resto mi pare sia stato gradevole, una stupenda natura, e poi non avrete visto le tigri ma vi sieti fatti una bella scorpacciata di elefanti;meglio di niente!!??
Mi sa che l’unico modo per vedere una tigre è assistere ad uno spettacolo circense di buon livello in Italia!
Post molto dettagliato e spiritoso! Complimenti!
Grazie! Infatti l’unica tigre che abbiamo visto in India era allo zoo di Trivandrum!