Mentre eravamo a Alleppey abbiamo cercato di organizzare la nostra tappa in Munnar, ma in realtà ci siamo ritrovati il 3 dicembre mattina senza sapere, ancora, come saremmo arrivati a destinazione e dove avremmo dormito. Dopo una estenuate ricerca su internet siamo finiti sul sito della Royal Mist, una homestay che offriva un pacchetto di 3 notti davvero interessante. Il posto non è economico come quello ad Alleppey, ma la descrizione della famiglia ospitante era così invitante che ci siamo detti di provare a chiamare. Fin da subito abbiamo capito che Anil (il gestore) è una persona davvero precisa e professionale. Quella mattina ci siamo sentiti più volte al telefono e si è occupato di chiarire tutti gli aspetti del nostro soggiorno. Nel pacchetto era incluso il trasferimento in taxi da da Cochin al Munnar, ma essendo noi a Alleppey pensavamo di andare in treno fino a Ernakulam (la parte moderna di Cochin) e farci venire a prendere in stazione. Anil, dopo aver parlato con l’autista, ci ha fatto sapere che con 500 rupie ci poteva venire a prendere direttamente ad Alleppey, dove avevamo pernottato. Il taxi da Alleppey al Munnar viene all’incirca 3200 e sappiamo che tramite contrattazione Marj e Clement erano riusciti ad ottenere un prezzo di 2800. Il bus è estremamente più economico (circa 120 rupie a persona), ma impiega più di 8 ore a salire e c’è davvero poco spazio per i bagagli. Considerando che avremmo quasi sicuramente preso il taxi, il pacchetto offerto dal Royal Mist è decisamente onesto e anche con la maggiorazione di 500 rupie rimaneva la scelta più comoda e conveniente.
Il taxi è venuto a prenderci alle due ed il tragitto per raggiungere il Munnar si è fatto sempre più tortuoso man mano che salivamo, ma su questa strada è possibile ammirare delle ville spettacolari, molte delle quali sono in costruzione proprio adesso. Durante il viaggio abbiamo incontrato anche una processione religiosa induista colorata e con strani personaggi mitologici.
Mentre eravamo in macchina ci è arrivato un sms da Anil che ci chiedeva se pensavamo di cenare al Royal Mist o meno. Io ho adorato il suo modo di lavorare fin da subito e più che andavamo avanti più che lo apprezzavo. Siamo arrivati che era già buio. Ci hanno lasciato il tempo di sistemarci nell’accogliente camera e poi ci hanno servito la cena in terrazza, dove stavano finendo di mangiare due ragazzi tedeschi. Abbiamo subito iniziato a fare conoscenza raccontandoci le esperienze reciproche di viaggio ed in men che non si dica era già l’ora di andare a dormire. Il giorno successivo abbiamo esplorato l’area del Munnar. Non sono tantissimi i luoghi d’interesse ed un giorno e mezzo sono più che sufficienti per visitarli tutti. Ci sono diversa cascate nella zona e noi ne abbiamo vista una, le Attukkad Waterfalls, proprio mentre arrivavamo in Munnar.
Dopo cena Anil ci ha portato una cartina per mostrarci quali erano i punti di maggior interesse e per aiutarci a programmare il giorno seguente. Avremmo potuto visitare l’ Eravikulam National Park, per evitare la calca è necessario svegliarsi presto per essere li alle 8, poi si deve prendere obbligatoriamente una navetta pagandola poche rupie per raggiungere il punto d’osservazione, da lì è possibile fare solo pochi passi in autonomia perché il resto del parco è chiuso ai visitatori. Noi abbiamo optato per i punti di interesse sulla Mattupetty Road, qui ci sono davvero tanti laghetti e punti d’osservazione, ma il vero protagonista è la natura con le colline ricoperte da piantagioni di tè.
Difatti questa piccola località di soggiorno montano che si trova a 1524 metri d’altitudine venne fondata dai coltivatori inglesi di tè, caffè e cardamomo, anche se nelle vicinanze vi si trovavano diversi villaggi. Ma furono gli inglesi ad intuire l’alto potenziale di queste terre adatte alla coltivazione di diverse spezie e piantagioni, quella del tè è la più estesa e produttiva.
Le piante da tè sono degli arbusti che crescerebbero, allo stato selvatico, anche parecchi metri in altezza, ma venendo raccolti ogni giorno i germogli la pianta non cresce oltre l’altezza prestabilita, di solito non più di un metro. Ogni cinque anni la pianta viene potata a zero e si attende che produca nuove foglie.
La mattinata del nostro tour è iniziata con la vista spettacolare di alberi pieni di alveari enormi. E’ davvero molto comune vederne di così impressionanti ed è l’occasione per alcuni venditori locali di posizionarsi alla base di questi alberi per poterne vendere il miele.
Il primo posto dove ci siamo fermati è il Mattupetty Dam, una diga in di stoccaggio in calcestruzzo costruita per alimentare una centrale idroelettrica. Questa fonte vitale di energia, insieme ad altre dighe ed altre centrali, consente degli introiti energetici enormi, importantissimi per lo Stato. Inoltre sembra che la grande quantità di acqua perennemente a disposizione permetta agli animali selvatici di prosperare. Con la macchina è possibile passare sopra la diga e poi ci si può fermare ai lati della strada sia per osservare con calma il paesaggio, sia per curiosare tra le tante bancarelle che affollano gli ingressi al ponte. Più avanti invece ci sono dei piccoli moli dai quali è possibile noleggiare una barca, indispensabile, con un po’ di fortuna, per riuscire ad avvistare i piccoli gruppi di elefanti selvatici che si avventurano sulle sponde del lago.
Con calma ci siamo poi spostati per andare verso l’ Echo Point, che come si può intuire dal nome, si tratta di un punto dove si produce un buon eco. Anil ci aveva avvisato che nel caso in cui ci fosse stata tanta gente, sarebbe stato difficile udire l’eco. Appena arrivati, il gran numero di bancarelle ci ha suggerito che è difficile trovare il luogo poco affollato. Ogni dieci secondi un turista urla qualcosa ed un altro gli fa da eco, è la gag più gettonata, osservabile decine di volte in pochi minuti.
La fila per tentare di testare la propria capacità di produrre l’eco è lunga, ma è divertente guardare gli altri che dopo la prestazione si aggiudicano il titolo di fiero “Ecoista” di successo o triste perdente che viene coperto di risate e sfottò.
Noi invece ci siamo decisi a provare l’acqua di cocco per quasi 30 rupie. Il signore non aveva una espressione rassicurante e vederlo maneggiare un machete non migliorava la situazione! Il cocco che abbiamo assaggiato, o meglio l’acqua del cocco, non aveva nessun sapore particolare, solo un leggero retrogusto dolciastro.
Ci siamo rimessi in auto e nel nostro tragitto abbiamo visto una altra parte del lago, piantagioni, un giardino-serra aperto al pubblico e poi siamo passati anche accanto a delle valli dove i contadini locali coltivano gli ortaggi, dall’alto la visione geometrica è davvero colorata.
In pochi metri di strada percorsa per raggiungere la Top Station il paesaggio è cambiato completamente! Da assolato ed acceso è diventato nebbioso e lugubre.
Il cambiamento è stato quasi repentino ed abbiamo chiesto di fermarci per goderci appieno questo spettacolo di magia. Stare in piedi nelle nuvole, con la geometria delle piantagioni che ci circondava è stata una sensazione fantastica. Ovvio che senza nebbia ne guadagna il paesaggio in lontananza, ma così è stato un modo davvero affascinante di vedere queste colline. Abbiamo anche avvistato una mucca tra una nuvola e l’altra ed abbiamo anche incontrato un cavallino che se ne stava a mangiare un po’ d’erba ai lati della strada.
Ripartendo l’autista ci aveva avvisato che quasi sicuramente ci sarebbe stata nebbia anche alla Top Station, ma noi abbiamo deciso di tentare lo stesso. Il cosidetto “Top Station” è il punto più alto (1700 metri sopra il livello del mare) della strada Munnar-Kodaikanal. Da qui è possibile godere di una vista mozzafiato dello stato confinante, il Tamil Nadu. Inoltre questa regione ospita il Neelakurinji (Strobilanthes kunthiana), una pianta che fiorisce solo ogni dodici anni, colorando di blu le colline.
Le macchine possono fermarsi fino a un certo punto poi c’è un piccolo pezzo a piedi per raggiungere la biglietteria, l’entrata costa 15 rupie e tanti polmoni. Noi abbiamo fatto volentieri questa piccolo percorso, nonostante la nebbia, ma per i non allenati può essere decisamente sfiancante (per me lo è stato). Abbiamo incontrato alcuni indiani all’ingresso che ci hanno detto “Non andate! Non si vede niente, fa solo bene alla salute”. La discesa anche se a volte può essere pericolosa non è di certo stancante, ma a renderla ancora più esilarante sono stati un gruppo di ragazzi indiani che a metà strada si erano fermati a prendere un po’ di fiato… cantando e ballando! Appena hanno visto Ale, non hanno saputo resistere: l’hanno invitato a ballare e il suo viso imbarazzatissimo è stato un vero spasso. Abbiamo un po’ parlato e poi è scattata la foto di rito!
Dopo questo siparietto nella nebbia, tanto divertente quanto assurdo, ci siamo rimessi in cammino e non c’è voluto moltissimo per raggiungere il punto di osservazione, ovviamente in quel momento completamente immerso nella nebbia.
Abbiamo atteso diversi minuti nella speranza che si aprisse qualche spiraglio nel cielo, ma non c’è stato modo di vedere oltre poche decina di metri. Il ritorno, in salita, è stato davvero impegnativo e personalmente ho pensato diverse volte ad abbandonarmi su un ciglio del sentiero fino a data ignota, ma piano piano, sosta dopo sosta, ce l’ho fatta a raggiungere nuovamente l’ingresso.
Scendendo ci siamo fermati al secondo lago, il Kundala Dam, qui è possibile fare dei giri in barca, mangiare qualcosa acquistato nelle bancarelle, fare un giro a cavallo (solitamente di pochi metri) oppure sparare con delle pistole ad aria compressa a dei palloncini utilizzati come bersagli.
La particolarità dei boschi che circondano i laghi ed altre regioni della zona è data dalla presenza degli alberi da carta, altissimi e snelli. A volte è possibile anche incontrare qualche piccola piantagione di alberi da gomma, ma è più probabile trovarle a quote più basse.
L’ultima tappa della giornata è stata il Museo del tè firmato del colosso Tata. È uno dei pochi posti, se non l’unico dove è spiegata (con l’ausilio di un audiovisivo) la storia di Munnar ed i metodi di coltivazione e produzione del tè.
Il museo contiene diversi oggetti storici legati all’attività della coltivazione, ma anche e sopratutto legati alla gestione degli affari a livello di comunicazione e amministrazione. L’audiovisivo senza sottotitoli è interessante fino a quando non diventa una palese propaganda della Tata, ovviamente presentata come una grande madre, protettiva e attenta nei confronti dei propri dipendenti. Grazie a questo video però abbiamo scoperto che la coltivazione del tè è iniziata, a livello sperimentale, nelle colline del Nilgiri nel 1832 e poi venne portata nel Munnar solo nel 1878. Ad oggi ci sono 24,000 ettari di terra dedicati alla coltivazione del tè suddivisi tra la zona del Munnar, Peermedu e Devikulam e il raccolto annuale si aggira sulle 47600 tonnellate.
Nella stanza finale viene mostrato il metodo di lavorazione delle foglie di tè.
Le foglie raccolte dalle piantagioni vengono appassite con aria calda, poi vengono inviate ai rulli. Dopo essere state tagliuzzate in piccolissime parti e fermentate, vengono lasciati in essiccatoi prima che siano pronte per l’imballaggio
Alla fine del giro viene offerto un bicchierino di chai (ovvero tè con il latte) che a noi non è piaciuto molto, ma siamo rimasti veramente soddisfatti dalla dimostrazione del processo di lavorazione delle foglie. Siamo usciti dal museo che era già passata l’ora di chiusura e ci siamo diretti nuovamente al Royal Mist.
Per cena ci attendeva un ottimo pasto in compagnia dei due ragazzi tedeschi e una coppia di inglesi. Abbiamo passato il dopo cena con scambi di opinioni anche con Anil e Jeeva, dei conversatori davvero piacevoli, è stato come andare a trovare dei carissimi parenti lontani. Nei giorni passati con loro abbiamo avuto l’opportunità di assaggiare dei frutti locali buonissimi, che non avremmo potuto scoprire senza il loro aiuto. Come il meraviglioso Tomato Tree (o Tamarillo), veramente squisito! O come il controverso Chickoo che sembra un po’ un fico secco, un po’ una pera. Dell’ultimo frutto però non ricordiamo il nome!
Consigliamo a chiunque di non farsi scappare questa regione stupenda e qui, volendo, è possibile anche noleggiare un mezzo proprio senza pericoli. L’unica cosa da ricordare, nel caso dei due ruote, è di portarsi qualche indumento pesante perché l’aria è fresca e la sera la temperatura tende a scendere parecchio. Certamente per noi è stata una piacevole quanto necessaria pausa dalla calura e dall’umido insopportabile della costa! Inoltre noi consigliamo vivamente di andare a trovare Anil e Jeela e i loro due figli, vi sentirete accolti come in casa vostra. Quando siamo ripartiti per raggiungere Fort Cochin, a noi è pianto il cuore di dovercene già andare!
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5 Comments
[…] in India. Accaldati ci siamo addormentati sognando le miti temperature della località montana di Munnar, la nostra prossima […]
Va beh, questo post è troppo bello. La mia passione per il tè qui ci sguazza divinamente. La cosa bella e leggere e veder foto di un’India diversa da quella che si immagina. :D Grazie mille per la condivisione… Ma il tè era buonissimo lì?
[…] meno di quattro ore, partiti dal Munnar raggiungiamo Fort Cochin, ovvero la città vecchia di Kochi. Fu il primo centro colonizzato dagli […]
Una bella esperienza, arricchita sicuramente dalla conoscenza di una famiglia indiana forse più rispondente all’idea che abbiamo di questo popolo, in piacevole controtendenza rispetto agli indiani questuanti e tendenzialmente imbroglioni da voi ripetutamente incontrati nel Nord del paese.
Decisamente! Anil e Jeeva, con cui ci siamo sentiti per email anche successivamente, sono due persone meravigliose che ci hanno finalmente mostrato il vero volto del popolo indiano. Sicuramente fanno parte della popolazione che guarda avanti… si sono scelti, non hanno accettato un matrimonio combinato e come dicevamo con loro: non è che scegliersi ti dia la certezza della felicità amorosa per tutta la vita, ma almeno nel momento della scelta puoi dirti la persona più felice del mondo.