Non sappiamo cosa troveremo in India, non conosciamo l’impatto emotivo che potranno avere i due mesi trascorsi in una terra dalla quale molti tornano profondamente cambiati ed è per questo che abbiamo deciso di vivere l’ultima tappa del nostro viaggio improntando l’organizzazione del soggiorno in Kenya in maniera decisamente più turistica.
Tra le molte soluzioni disponibili (villaggi, resort, alberghi e tour organizzati) abbiamo comunque pensato di affidarci a persone del luogo, potrà sembrare poco saggio, ma siamo convinti che nessuno possa mostrarti un territorio meglio di chi in quel luogo ci vive da quando è nato, in questo caso i cosiddetti “Beach Boys”.
Non è facile definire i Beach Boys, almeno prima di averli realmente conosciuti, navigando sui blogs vengono descritti sostanzialmente in due modi, o kenioti squisiti che organizzano safari e ti mostrano il “vero Kenya”, oppure nullafacenti senza scrupoli che cercano di spennare i turisti, quello che però ha fatto per noi da ago della bilancia è stato il notare che i primi descrivevano le proprie esperienze dirette, mentre gli altri raccontavano quello che era stato loro detto durante il soggiorno in villaggi turistici, ovviamente ci siamo quindi messi alla ricerca delle nostre guide!
Dopo tanto cercare ci siamo imbattuti in Emanuel e Giovedì, il loro sito riporta informazioni comprensive di prezzi, foto, recensioni e contatti facebook, consigliamo di visitare soprattutto il gruppo facebook per rendersi conto tramite i post della stima di cui godono queste guide turistiche.
Abbiamo quindi inviato una mail e la loro risposta è stata celere e in italiano, ci hanno consigliato un safari di due giorni al parco di Tsavo Est ed un escursione al parco marino di Watamu, fornendoci anche informazioni su altri safari da poter magari decidere di fare una volta arrivati in Kenya. Ovviamente ci hanno anche fornito informazioni sugli alloggi, dei quali però non avevano foto pubblicate sul loro sito, mancanza alla quale hanno rimediato passandoci i contatti di turisti italiani che prima di noi vi avevano soggiornato, questi ultimi gentilissimi ci hanno fornito le foto delle loro vacanze.
Per i safari è necessario inviare una caparra (modesta) per prenotare le jeep ed i pernottamenti nei lodge all’interno del parco, identica prassi delle agenzie di viaggio, ma non neghiamo nonostante tutte le rassicurazioni lette sui post di facebook e dalle mail di precedenti clienti di avere un po’ titubato, il dulcis in fundo è stata però la telefonata di Giovedì, si, avete letto bene! Ci ha chiamato dal Kenya per fornirci a voce ulteriori informazioni sulla possibilità di essere venuti a prendere all’aeroporto di Nairobi per essere condotti a Watamu, offerta che però abbiamo declinato (leggerete in seguito il motivo), in ogni caso la telefonata è stata rassicurante ed abbiamo versato la nostra caparra.
Nairobi-Watamu
La distanza che divide il nostro luogo di arrivo in Kenya dal nostro alloggio è di 563 Km, abbiamo deciso di non farci venire a prendere da Giovedì per provare l’esperienza del treno che porta da Nairobi a Mombasa, attraversando la savana. L’ufficio prenotazioni di Nairobi è aperto dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:30, la partenza è alle 19:00 del lunedì, mercoledì e venerdì. Il viaggio dura circa tredici ore, su un treno molto caratteristico, con tanto di vagone ristorante, servizio dei camerieri in tenuta bianca e finta argenteria in stile coloniale. Durante la cena il personale sistema le cuccette per la notte ed al mattino una campanella ci chiamerà per la colazione, speriamo di scorgere dal finestrino le prime zebre e gazzelle all’alba!
2 Comments
Hi Angela! Very nice to hear your impressions about India and probably if you have chosen the photo in Jasailmer for the “about me” I guess that India have left to you so many memories and feelings! India have attracted me since I was 12 years old and I’m so thrilled about it. Kenya is Alessandro’s dream but I’m really happy about it…. and we’ll see if I will get the “Mal d’Afrique”!
Vero, l’India cambia, ci sono stata 3 volte e sempre a contatto con i locali, è questo il modo migliore per capirla, è una cultura affascinante e a volte ingiusta. Ho avuto spesso l’impressione che chi vive bene sono gli expat che lavorano lì, ma molto meno gli indiani, non solo perché hanno uno stipendio molto più basso, ma anche per le varie norme sociali che ne regolano gli aspetti più privati della vita. Sono curiosa di leggere le vostre impressioni, sull’India per vedere se corrispondono alle mie, e soprattutto sul Kenya, terra che fa innamorare chiunque ci vada e dove non sono mai stata :)