La medina di Fès, chiamata Fès-el-Bali, rappresenta l’ombelico del Marocco, dove la vita quotidiana scorre nei bassifondi: qui la gente vive, lavora, va a scuola e a fare la spesa, strizzata tra più di 9mila vicoli tortuosi, dove il tempo è scandito dal richiamo del muezzìn e dal rumore dei carretti che passano sul selciato. Fès non è bella in senso letterale, è sudicia, magica e affascinante: è una matassa intricata, un labirinto dove i muli hanno la precedenza sugli uomini, animato da macellai, artigiani di ogni tipo, nugoli di bambini anche piccolissimi, gatti randagi, in ordine confuso e confusionario.
Bab Bou Jeloud è la porta principale della medina, l’ingresso diretto al Medioevo: da qui si diramano Talaa Seghira e Talaa Kebira, le due vie principali che delimitano la zona dei suq, ovvero gruppi di bancarelle, bazar e laboratori. I suq sono suddivisi per specialità artigiana: ceramiche nel colore blu di Fès, spezie e frutta secca (el-Attarine), tappeti, lavorazioni in legno di cedro (el-Nejjarine), sartorie, concerie e molto altro.
Nel disordine generale che pervade Fès-el-Bali è arduo rendersi conto della grandiosità di monumenti che sono antichissimi. Infatti di cose belle da vedere a Fès ce ne sono diverse, ce ne accorgiamo quando ci sbattiamo contro e sgraniamo gli occhi dallo stupore. Per farsi un’idea della vita degli studenti delle scuole coraniche, costretti all’austerità e a lunghe ore di studio senza comodità chiusi in edifici di una bellezza struggente, si può iniziare il giro dalle medersa situate nella medina, tra i pochi luoghi aperti ai non musulmani. La medersa Bou Inania e la medersa el-Attarine, a ridosso del suq delle spezie, risalgono al XIV secolo e sono capolavori dell’architettura mereneide, in particolare el-Attarine, tutta zellij (mattonelle in ceramica smaltata) che ripetono all’infinito il nome di Allah, gessi e legni intarsiati.
Dal suq dell’henné, attraverso un passaggio coperto, si raggiunge Place Nejjarine, il regno dei falegnami: qui si trova l’omonima fontana, una delle più belle di Fès-el-Bali, anch’essa decorata in ceramica e stucchi, che conserva ancora oggi la funzione di luogo d’incontro per i fassi (abitanti della medina).
Dalla medersa el-Attarine si raggiunge la Moschea – Università Kairaouine, in continua attività da quando fu edificata nell‘859. È la più antica istituzione educativa al mondo ed è stata la più grande moschea dell’Africa settentrionale, finché non è stata costruita quella di Hassan II a Casablanca. I non musulmani dovranno accontentarsi di sbirciare dai portoni di bronzo cesellato il grande cortile e alcune delle 270 colonne della sala di preghiera. Dalla Moschea Kairaouine il frastuono della lavorazione di oggetti in ferro e rame vi condurrà fino a Place es-Seffarine, letteralmente la Piazza degli Artigiani dell’Ottone.
Ma la vera cosa bella è passeggiare senza meta, girare a destra, poi a sinistra, da una viuzza a un’altra. Merita una visita anche Fès-el-Jdid, il mellah, il corrispondente del ghetto ebraico risalente al XIV secolo. Sulla spianata di Place des Alaouites si affaccia l’impressionante Dar el-Makhzen, il Palazzo Reale, non aperto ai sudditi né ai turisti, del quale potrete ammirare soltanto le mastodontiche porte dorate.
Noi arriviamo a Fès di venerdì, giorno di festa per i musulmani, evitando così la folla dei turisti e la pressione dei malintenzionati. Gli astuti faccendieri e le faux guides che non ti si schiodano di dosso sono un altro marchio di fabbrica di Fès: riconoscono lontano un miglio la faccia del turista smarrito e sanno bene che è impossibile orientarsi.
Una buona soluzione per perdersi tra i vicoli mantenendo l’orientamento è quella di prendere una guida ufficiale a Fès. Noi ci siamo affidati a Missouri, un signore distinto e molto pittoresco che ci ha abbordato subito fuori Bab Bou Jeloud spacciandosi come guida con tanto di cartellino, fatto prontamente sparire una volta entrati nella medina. Per me avere una guida conosciuta da tutti i fassi ha significato poter sbirciare dentro le botteghe mestieranti che in Italia sono stati spazzati via, immortalare scatti di vita rubata, contemplare i monumenti in tranquillità.
Missouri ci ha condotto in un percorso a piedi di 3 ore (200 Dhs a coppia, circa 20 €), risucchiati nei vicoli angusti della medina, ma si potrebbe girare per giorni guidati dalla curiosità, dai colori e dagli odori, che immancabilmente portano fino al quartiere delle concerie. Le concerie Chouara, l’attrazione turistica più famosa di Fès-el-Bali, sono prima di tutto un luogo di lavoro e meritano un capitolo a sé perché qui, da tempo immemorabile e secondo metodi tradizionali, si conciano pelli di mucca, capra e cammello, considerati tra i migliori pellami del mondo. Per osservare la lavorazione si entra in uno dei tanti negozi della zona, dove i commessi ti scortano sulla terrazza panoramica, forniti di foglie di menta da tenere sotto il naso per resistere al puzzo dei liquami da concia (la mancia dopo è obbligatoria, soprattutto se non comprate niente).
Lo spettacolo che si aprirà ai vostri occhi è allo stesso tempo magnifico e agghiacciante, degno di un girone dantesco: lavoratori di tutte le età, immersi mani e piedi in sostanze chimiche. Zero condizioni igieniche e di sicurezza: il tanneur è letteralmente uno sporco e duro lavoro, che spesso causa tanti problemi di salute. Chouara è divisa in due parti: le vasche bianche con ammoniaca, guano di piccione e cenere per ammorbidire le pelli grezze e le vasche colorate, usate per colorare le pelli con indaco, zafferano e papavero.
Per comprendere quanto sia vasto e intricato il labirinto di Fès, dopo la visita della medina si può salire fino al colle di Borj Nord, da cui si domina la città e la valle. Da lassù si distingue perfettamente la Moschea Kairaouine, con il suo tetto piramidale e il minareto, entrambi ricoperti di piastrelle di ceramica verdi, che svettano sulle casupole bianche.
Foto e Articolo di Benedetta Romani