A volte i sogni si avverano. Non capita spesso, ma di tanto in tanto, con un po’ di perseveranza e un po’ di fede nel destino, nel futuro e soprattutto in noi stessi, è possibile raggiungere traguardi percepiti come inarrivabili. Le cose poi cambiano, il tempo passa e quasi senza accorgertene ti trovi immersa nel tuo stesso sogno. Lo scorrere del tempo un po’ affievolisce il turbinio di emozioni, perché si tende a seppellire o a sminuire le piccole sofferenze quotidiane, ma queste sono fondamentali per rendersi conto quanto sia commovente riuscire a raggiungere certi obiettivi. Per parlarvi del Safari Blu in Kenya non posso non raccontarvi un pezzo della nostra storia, perché altrimenti si perderebbe gran parte della magia che ha accompagnato quest’esperienza.
Quando Alessandro ed io ci siamo conosciuti lui aveva ancora il Cotton Cafè, un bar aperto a soli ventuno anni con qualche risparmio di famiglia. Solita storia: non aveva voglia di studiare, ma non è mai stato un fannullone, aveva solo voglia di lavorare e sentiva il bisogno di rendersi autonomo il prima possibile. Da adolescente aveva iniziato a lavorare come barista durante la stagione estiva e il suo lavoro lo faceva bene. Aveva così deciso di aprire un posto tutto suo, aveva arredato al meglio il bar, aveva comprato delle belle camicie bianche e si era rimboccato le maniche. Nella sua testa aveva un progetto, quasi una fantasia: lavorare sodo per qualche anno, tirare su qualche soldo e partire per un lungo viaggio in Africa.
I progetti nascono, ma poi si devono scontrare con la realtà e con le fatalità del caso. Dopo sei anni di attività le cose non vanno per niente bene, non ci sono soldi, non c’è motivazione e il corpo quasi non ce la fa più a lavorare 14 ore al giorno senza nemmeno lo stimolo di uno stipendio, seppur minimo, a fine mese. Era spento, disilluso, amareggiato. Credo, spero (forse mi piace solo immaginarlo) di essergli stata d’aiuto. Non avendo il peso sulle spalle di tutti quegli anni passati a sorridere per mascherare la paura di aver fallito, potevo vedere la situazione in una ottica diversa: quella della rivincita. Dopo averlo convinto a mettere in vendita l’attività e avergli detto di crederci (perché mica lui ci credeva veramente di poter iniziare una nuova vita) per San Valentino (2010) mi dedicò questa foto:
Anche lui voleva crederci. Anche lui sognava di vendere il bar per risorgere, recuperando l’entusiasmo che lo aveva sempre caratterizzato, forse anche grazie a un lungo viaggio di rinascita, di catarsi. Una volta allontanatosi da un passato traboccante di responsabilità e sacrifici avrebbe potuto riavvicinarsi al suo grande sogno: l’Africa.
Pensai “forse è più probabile nel 2012” e tra la sua voglia di rinascere e la mia di partire, abbiamo iniziato a desiderare fortemente che quel sogno si realizzasse. A metà 2011 dopo aver superato alcuni ostacoli personali, aver venduto il bar ed aver finito l’Università non c’erano più scuse ed abbiamo organizzato il lungo viaggio che ha dato vita al blog.
Il 3 gennaio 2012 siamo atterrati in Kenya e abbiamo affrontato un magnifico (e lungo) viaggio in treno da Nairobi a Mombasa attraversando la savana, zone desertiche e villaggi sperduti. A Watamu ci aspettava un appartamento in una struttura gestita da un gruppo di ragazzi kenioti, che è diventata la nostra casa per quasi due mesi. Purtroppo la nostra vita in Kenya è stata rovinata da un periodo di malattia, che mi ha tenuta bloccata in casa per quasi tre settimane, senza tra l’altro sapere se le diagnosi fossero giuste o meno. Se non ci fosse stato questo intoppo avremmo sfruttato meglio il tempo a disposizione e sicuramente avremmo esplorato molto di più, magari andando anche a Zanzibar ed in Tanzania, ma il minimo sindacale che avevamo in mente siamo riusciti a realizzarlo. La cosa più importante è che, a prescindere dagli ostacoli che abbiamo incontrato, siamo riusciti ad afferrare un sogno per tramutarlo in realtà e non è difficile capire quanto possa essere emozionante urlare al mondo “Ce l’abbiamo fatta!“. Ed è così che due anni dopo quella dedica di speranza, complicità e fiducia, abbiamo potuto scattare questa foto:
Una delle giornate che ricorderò con più affetto è proprio questa, quella del Safari Blu, perché è stato il momento in cui ho preso coscienza di quello che avevamo fatto. Avevamo realizzato un sogno, avevamo chiuso un capitolo delle nostre vite e ne stavamo aprendo uno nuovo.
5 Comments
Ma che bello leggere storie come la vostra, lascia uno spiraglio in più di speranza :D
Message* Bellissima la vostra storia: il coraggio di credere nei sogni e di seguire le proprie passioni!
Grazie mille :) ogni tanto un happy ending ci vuole!
Che storia bellissima, mi sono venuti i brividi a leggerla. I sogni che si avverano sono le radici dei sogni futuri, belli voi!
Grazie, grazie, grazie. Spero di non essere stata troppo mielosa ;D ma volevo ricordare quanto le cose fossero cambiate (in meglio) e lanciare un messaggio positivo. Ed hai proprio ragione, per far spazio ai sogni nuovi è necessario realizzare quelli vecchi!