Post e foto di Benedetta Romani
La nostalgia da rientro si fa sentire: il primo viaggio on the road negli Stati Uniti alla scoperta di California, Nevada, Utah e Arizona è stata un’esperienza eccezionale e non passa giorno che non ripensi a un momento vissuto nel Nuovo Mondo. Ho toccato con mano luoghi e culture che hanno contribuito a formare il mio immaginario e ne sono rimasta affascinata e disorientata. A volte non riuscivo a rendermi conto se il posto in cui mi trovavo fosse reale o soltanto un’idea nella mia mente.
Gli americani hanno una cultura tutta loro, con pregi e difetti, non sono migliori o peggiori. Rispettano chi ha posizione e denaro ma al tempo stesso sono il popolo più informale che abbia mai conosciuto: nessuno fa caso alle facce poco raccomandabili, ai tatuaggi e ai piercing, a come vai in giro vestito.
Adesso è il momento di fare un bilancio e di raccogliere le impressioni sul viaggio nel Southwest americano:
Americani, brava gente
La cosa che mi ha stupita più di tutto, più dei luoghi che pure sono incantevoli, è la buona educazione degli americani, per lo meno degli Stati Uniti dell’Ovest. L’ho capito subito a San Francisco: bianchi, neri, ispanici, asiatici, tutti si fermavano per aiutarci quando ci vedevano leggere una cartina, guardare i cartelli in cerca di una meta, vagare con lo sguardo perso nel vuoto, tentare di fare una foto con l’autoscatto. Ci chiedevano “May I help you?”, “What are you looking for?”, “May I take a photo for you”?
La stessa scena si è ripetuta nelle città più piccole, sulle spiagge, nei parchi, nelle stazioni di servizio. Tante persone ci hanno anche chiesto che giro facessimo, se ci piaceva la città, e quale fosse il nostro Paese. Il lift-boy della Coit Tower ha voluto sapere il nostro programma del sabato a San Francisco; a Castro una bellissima coppia gay mi ha gentilmente fatto capire che la statua di Harvey Milk che andavo cercando non esiste; a Page il proprietario lasciava il frigo pieno e la cucina aperta 24h a disposizione degli ospiti; a Venice Beach due ragazzi in bicicletta che ci hanno visti con i trolleys sono andati a cercare il numero civico del nostro appartamento e poi sono tornati indietro per dirci esattamente quanto era lontano.
Ho spalancato gli occhi e ho sorriso perché, sinceramente, non mi è mai capitato durante un viaggio che qualcuno si fermasse di propria volontà per darmi consigli e indicazioni.
Mi sono sentita benvenuta, accolta, e allo stesso tempo ignorante e mi sono vergognata, ripensando a tutte le volte che ho sbuffato quando, qui in Italia, qualche turista mi ha chiesto di fargli una foto. Dall’esperienza si impara, e da quando sono tornata a Lucca cerco sempre di fermarmi ad aiutare i turisti in difficoltà.
I prezzi e le tasse
What you see is what you get: negli Stati Uniti non funziona proprio così.
I prezzi esposti nei supermercati, motel, ristoranti e negozi sono privi di tasse che vengono puntualmente aggiunte al momento del pagamento. Quindi non stupitevi se quello che leggete 100 al momento di pagare diventa 110 o anche 120, e non uscite di casa con i soldi contati!
La cosa più difficile da comprendere è il fatto che le tasse sono diverse da Stato a Stato, quindi è praticamente impossibile calcolare il prezzo finale di un bene (a meno di conoscere la percentuale esatta di tassazione o essere dei geni della matematica). Questo deriva dal tipo di tassazione americana sui consumi, molto diversa da quella europea alla quale siamo abituati: capisco che per un americano sia importante percepire il “peso” quotidiano delle tasse sui consumi, ma rimango dell’idea che il consumatore debba conoscere il prezzo finale di ciò che acquista.
Le meraviglie della natura
Se è vero che la storia e la cultura degli USA possono essere datate solo dal 1492 (che poi non sarebbe neanche del tutto vero), è impossibile non restare affascinati dallo spettacolo inesauribile della natura negli Stati dell’Ovest. Parlo di un territorio enorme, in gran parte ancora selvaggio e aspro, dal quale spuntano canyon, formazioni rocciose, praterie, fiumi, montagne.
Da questo punto di vista, l’Arizona e soprattutto lo Utah, mi hanno lasciato senza parole: attenti a bollarlo come “lo Stato dei mormoni”, perché lo Utah è una scoperta costante di ciò che di più bello c’è in natura. In un unico territorio sono concentrati Cinque Parchi Nazionali tra i più entusiasmanti di tutti gli States e possono confermare che l’Arches National Park mi ha fatto spalancare occhi e bocca per tutto il tempo.
Al confine tra Utah e Arizona, devo assolutamente menzionare la Monument Valley, che occupa un posticino speciale nel mio cuore ed è entrato di diritto nella lista dei “posti più belli che abbia mai visto”.
Gli homeless
L’America delle grandi opportunità e delle stelle di Hollywood stride con l’amara realtà dei homeless, i senzatetto di tutte le età che si incontrano nelle strade delle grandi città, a Market Street a San Francisco così come a Santa Monica su Ocean Avenue. Sono totalmente innocui, non ci hanno mai fermato o chiesto qualcosa, vivono in strada da mattino a sera e poi cercano un rifugio per la notte, un marciapiede o una palma sulla spiaggia. Le poche cose che hanno le tengono in un carrello da spesa.
In Italia ci lamentiamo per i venditori abusivi sulle spiagge e per i mendicanti un po’ troppo assillanti: gli americani invece passano indifferenti, forse ormai abituati al pesante divario sociale che a me, invece, ha fatto molta pena.
Una scena che si è svolta vicino all’aeroporto di Los Angeles mi ha dato qualcosa su cui riflettere. Dobbiamo riconsegnare l’auto a noleggio, ci fermiamo a fare benzina e io scendo a buttare le poche cose rimaste da mangiare, il fondo di una bottiglia (mi correggo: una tanica) di succo d’arancia, una scatola con qualche biscotto e mezzo sacchetto di patatine. Non faccio a tempo a buttare il cibo nel cestino che accanto a me si materializza un’anziana signora, dai tratti orientali, che spinge un carrello della spesa pieno di cenci e in batter d’occhio ripesca tutto ciò che io avevo buttato. Se solo l’avessi vista… sarei stata più che felice di darle tutto ciò che avevo da mangiare, evitando il passaggio nella spazzatura.
I motel sono l’anima dell’on the road
Il motel è il simbolo del classico viaggio on the road negli Stati Uniti d’America.
Il 99% si trova presso le uscite delle highway o sulle arterie principali e sono segnalati da insegne luminose, quindi è facilissimo trovarli. Il motel è la migliore soluzione per viaggiare in auto, anche perché sono aperti 24h. Nella fascia di prezzo tra i 49$ e i 70$ abbiamo sempre trovato camere silenziose, pulite, con bagno in camera e wifi gratuito, a volte anche con colazione compresa… quindi sicuramente una scelta da ripetere!
Scegliere un motel lungo la Route 66 è stata la parte più divertente poiché questi luoghi di sosta spesso rappresentano architetture particolari rimaste intatte nei decenni. Nelle cittadine attraversate dalla motherorad si trovano tanti motel in stile ’50s, molto caratteristici e a prezzi abbordabili.
La provincia americana in una “Main Street”
Main Street: l’America di provincia si riassume in queste due parole. I piccoli centri, spesso in aperta campagna, si sviluppano tutti intorno alla strada principale, unico punto d’incontro per la comunità. La frase “oggi vado a fare un giro in centro ” qui non ha molto senso, perché il centro è una strada sola.
C’è sempre un diner, una chiesa, il benzinaio che comprende anche il grocery e il mitico school bus giallo che porta i bambini a scuola. La vera America risiede in questi paesi e deve essere salvaguardata perché è il cuore pulsante degli USA. La provincia americana per me è densa di fascino per una condizione umana che non conoscevo, ma allo tempo stesso l’ho trovata un po’ piatta e malinconica, fatta di esistenze umili e ordinarie.
A contatto con queste realtà è più facile comprendere la classica trama dei film americani nei quali giovani dai grandi sogni scappano verso le città, e non tornano più.
I Navajo
C’è un territorio che si trova a cavallo tra New Mexico, Arizona e Utah in cui la cultura dei nativi americani è ancora forte e si respira ovunque, uno Stato nello Stato, ufficialmente riconosciuto dal Governo Federale degli Stati Uniti: la Navajo Nation, con una popolazione di circa 250.000 indiani.
I Nativi sono riusciti a conservare per lo più intatte le tradizioni ancestrali, la lingua, i paesaggi per il bene delle generazioni future anche se, dopo aver visitato la Navajo Nation e Four Corners, rimango dell’opinione che, purtroppo, i Navajo facciano parte della popolazione povera degli Stati Uniti, nonostante su tutte le guide sia conclamato che “sono perfettamente integrati nella società”. È pur vero che la maggior parte dei Nativi ad oggi lavora nel turismo e nell’agricoltura, ma basta un’occhiata alle cittadine della Riserva, come Kayenta, per capire che sono al limite del degrado e con persone allo sbando, che ferma i turisti per farsi pagare un panino al Mc Donald.
Fa tristezza vedere come i Navajo siano fisicamente integrati nella cultura americana: vestono e mangiano come loro, tant’è che molti sono in sovrappeso e gli unici elementi caratterizzanti rimasti sono il colore della pelle e l’immancabile coda, acconciatura distintiva sia degli uomini sia delle donne.
In ogni caso, possiedono una terra magnifica, intatta, che mi ha emozionato tantissimo, di cui la Monument Valley è solo una parte.
San Francisco, Santa Monica e Venice Beach: io ci vivrei!
A me le grandi città non piacciono, o meglio, non ci vivrei, ma San Francisco è riuscita a farmi cambiare idea nel giro di una notte, non appena ho appoggiato il piede sugli scalini della mia casa, ad un block di distanza da Alamo Square. Dentro di me esisteva una San Francisco fatta di film, fotografie e canzoni. Ho trovato le risposte in una città carica di vitalità, di luce e di continui saliscendi, che fanno bene al corpo e allo spirito. Non è nevrotica come New York, è rilassata e ventosa, e poi sarà l’oceano, le biciclette, quel ponte rosso, Castro, la gente un po’ strana, il crab sandwich a Fisherman’s Wharf, ma mi sono proprio innamorata!
Così come mi sono innamorata della “faccia” solare e multicolore di Los Angeles, ovvero Santa Monica e Venice Beach, del Pier che di notte diventa uno spettacolo di luci, delle immense spiagge con tante stravaganze, dei bagnini uguali a quelli di Baywatch e delle palestre a cielo aperto! La mescolanza di genti, attività e colori di questi posti mi ha fatto sentire felice e spensierata.
Tra le considerazioni che ho fatto alcune riguardano la cultura gastronomica, e ve ne parlerò in un post dedicato al cibo americano!
Quali sono invece le aspettative e credenze popolano il vostro immaginario a stelle e strisce?
2 Comments
grazie Paola! A breve vi racconterò anche del cibo ammmericano :)
Complimenti, un post che si legge tutto d’un fiato!